La storia che vi stiamo per raccontare è accaduta realmente e riguarda una donna assassinata dalla camorra, vittima di un ennesimo femminicidio avvenuto più di dieci anni fa. Lei era Teresa Buonocore, madre di quattro figli. Scopriamo cosa è successo.

Chi era Teresa Buonocore

Teresa Buonocore nasce nel 1959 a Portici e conduceva una vita normale. Il suo primo impiego fu quello come segretaria presso uno studio di un avvocato penalista della città di Napoli. In seguito lavorò in un’agenzia di viaggi e infine come segretaria di un centro assistenza fiscale.

Teresa si sposò per la prima volta con un uomo chiamato Antonio Esposito con il quale ebbe due figli maschi che rispondono ai nomi di Ciro ed Enzo. Questa unione non durò e dopo il divorzio conobbe un altro uomo con il quale ebbe altre due figlie femmine.

Arriviamo così al 2008, quando la figlia più piccola aveva solo 8 anni e comincia a frequentare una delle figlie del vicino di casa, Enrico Perillo. Le due bambine andavano molto d’accordo e quasi tutti i giorni si trovavano per giocare insieme.

Qualcosa di molto grave accadde nella casa di Perillo. La figlia di Teresa e un’altra bambina furono vittime di abusi sessuali da parte dello stesso Enrico Perillo. La bambina appariva sempre più turbata e dopo diverso tempo in cui la madre cercò di venirne a capo, la figlia che confessò tutto.

Teresa a quel punto non poteva fare altro che denunciare il fatto e decise di costituirsi parte civile durante il processo a Perillo. Testimonia così contro di lui che venne condannato a 16 anni di prigione da scontare agli arresti domiciliari. Dopo un tentativo di evasione, Perillo fu portato nel carcere di Modena.

L’uccisione di Teresa Buonocore 

Arriviamo alla mattina del 2010, più precisamente il 20 di settembre, quando a Napoli Teresa venne affiancata da due uomini a bordo di un motorino che esplosero quattro colpi di pistola a distanza molto ravvicinata, uccidendola sul colpo.

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Scattarono immediatamente le indagini e il giorno dopo la Questura di Napoli intercettò due uomini ritenuti responsabili. Si tratta di Giuseppe Avolio e Alberto Amendola che vennero accusati di omicidio. Non passò molto tempo che i due confessarono e puntarono il dito contro Enrico Perillo come il mandante del fatto.

Durante le indagini effettuate, la polizia scoprì un vero e proprio arsenale presente nel garage di Perillo. A quel punto la Cassazione si pronunciò e condannò Amendola a 22 anni di carcere, Avolio a 18 e Perillo all’ergastolo.

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il 2 di giugno del 2018 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella consegnò ai familiari la medaglia d’oro al merito civile alla memoria. Memoria di una mamma morta per aver difeso la figlia e di aver lottato contro gli abusi sessuali.