Il 9 agosto del 1914, 108 anni fa, si spense Giorgio Sommer, “il fotografo del Re”, uno dei maggiori protagonisti del primo periodo della storia della fotografia in Italia.

A tracciare un efficace ricordo del maestro fotografo, attivo, in particolar modo, nella seconda metà dell’800, quando fu un vero e proprio pioniere del suo settore, è stato il Comune di Ravello, che ha voluto omaggiare Sommer sui propri canali social istituzionali.

Il maestro fotografo fu, infatti, un grande estimatore delle bellezze della città della Musica, all’epoca ancora agli albori del suo sviluppo turistico.

Nato a Francoforte sul Meno nel 1834, Sommer si trasferì, ad appena 22 anni, a Napoli, in cui aprì uno studio di fotografia che divenne, sin da subito, uno dei più prolifici sulla scena nazionale ed internazionale dell’epoca.

Sull’onda lunga del vedutismo che aveva dominato la scena pittorica nella prima metà dell’800, le opere di Sommer raffiguravano, principalmente, paesaggi e monumenti: osservando i suoi scatti, infatti, si resta rapiti da un fascino senza tempo che vi traspare.

Napoli, Capri, Sorrento, ma soprattutto Amalfi e Ravello furono le principali scenografie delle sue celebri opere.

In particolare, nella città della Musica Sommer realizzò alcuni interessantissimi scatti del Duomo e di alcune architetture locali: i suoi scatti sono, ancora oggi, un’importante testimonianza dell’immenso patrimonio artistico e monumentale ravellese.

Ma non furono soltanto le bellezze della Divina ad essere sotto l’obiettivo della macchina fotografica di Sommer: infatti, i suoi cataloghi includono, tra gli altri, anche scatti dei Musei Vaticani, del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, delle rovine romane di Pompei, ma anche di strade ed architetture di Napoli, Firenze, Roma e, non ultima, anche della Sicilia.

Gli esperimenti fotografici più notevoli fra quelli del maestro tedesco “trapiantato” a Napoli furono pubblicati negli album “L’Italia virata all’oro”, “Dintorni di Napoli”, e “Scene di vita quotidiana” a Napoli.

Queste ultime furono ricostruite in studio, essendo particolarmente complesso, con gli strumenti primordiali dell’epoca, riprodurre soggetti in movimento.

Nel 1872, inoltre, documentò l’eruzione del Vesuvio in una serie di scatti dal valore storico-artistico davvero inestimabile.