La tradizione enogastronomica salernitana parla un’unica lingua nel giorno di San Matteo: la ‘meveza ‘mbuttunata è un vero e proprio status symbol nella cultura della città d’Arechi, che intreccia la sua storia con quella della festa patronale.

Secondo alcune interpretazioni storiografiche essa trarrebbe le sue origini addirittura dalla comunità ebraica stanziatasi probabilmente intorno all’anno 1000 nella zona che attualmente, non a caso, viene definita Vicolo Giudaica, a ridosso di via Roma e della chiesa di Santa Lucia, ma certamente già nel XIX secolo era diffusa secondo le usanze attuali. La milza é piatto popolare, prima di tutto.

É difficile, infatti, avere la possibilità di assaggiare questa portata al di fuori del periodo settembrino, un po’ come accade per l’uva sanginella. E ciò perché la milza è un piatto che trasuda stagionalità e tradizione da tutti i pori: un piatto identitario.

E che, a differenza di tanti grandi classici che sono riproposti a Salerno in quanto mutuati dalla tradizione partenopea o da quella amalfitana, é assolutamente introvabile al di là di Vietri, e spesso addirittura sconosciuta ai più, anche perché poco pubblicizzata, a differenza di tante altre tradizioni locali.

Nell’Agro e ancor di più a Napoli di questo piatto tradizionale salernitano, non a caso, non si ha proprio l’idea della sua esistenza.

Le interiora di vitello (nello specifico la milza, per l’appunto) imbottite di prezzemolo e imbevute del deciso, a tratti anche un po’acre, aroma di aceto, non possono mancare sulle tavole dei salernitani veraci nel tradizionale pranzo della festività patronale che precede la processione.

La milza è essenzialmente un piatto casalingo: sono pochissimi i ristoranti nei quali è possibile degustarla, sia per via della particolarità della pietanza, sia per la sua ormai scarsa appetibilitá da parte del grande pubblico, specie di giovani.

Terminata – purtroppo – l’esperienza del tradizionalissimo Vicolo della Neve, a prepararla – offrendola già pronta da degustare – ci sono poche storiche macellerie del centro storico. Ma non manca come sempre chi, agli angoli delle strade, acquista la “meveza” nella versione più apprezzata, come sostanzioso condimento per un panino, da consumare nell’attesa dell’attesissimo spettacolo pirotecnico di mezzanotte.