Ci sono date che non si dimenticheranno mai: una di queste per la città di Maiori è proprio quella di oggi 27 giugno, giorno del crollo della palazzina di corso Reginna che tolse la vita, esattamente 34 anni fa, a un’intera famiglia.

Erano da poco passate le 3 di notte del 27 giugno 1988 quando Maiori venne svegliata nel cuore della notte da un boato terrificante. Immediato il pensiero ad una nuova scossa di terremoto come quella che colpì l’Irpinia otto anni prima e che si avvertì distintamente anche in Costiera Amalfitana.

Non si trattava però di un terremoto ma di un palazzo che si spaccava in due e che inghiottiva sotto una massa enorme di macerie un’intera famiglia composta da cinque persone: padre, madre, tre figli e due cugini che abitavano nell’altra parte dello stabile.

A perdere la vita fu Gerardo Di Somma, 43 anni e carpentiere, sua moglie e due dei suoi tre figli, tutti estratti senza vita dalle macerie. L’unica a salvarsi fu la 14enne Anna Di Somma, la terza figlia della coppia che, seppur gravemente ferita, raccontò tra le lacrime quello che era successo.

A perdere la vita furono anche l’ingegnere Luis Carlo Rossi, 33 anni, e Carlo Ingravalle di 27 anni, due cugini che abitavano nello stesso palazzo. Il bilancio alla fine fu di sei vittime innocenti.

Il crollo dell’edificio fu attribuito inizialmente allo scoppio di una bombola di gas ma, nel tardo pomeriggio, quando furono fatte crollare le parti rimaste in piedi che ostacolavano i soccorsi e la rimozione delle macerie, i vigili del fuoco non esclusero l’ipotesi dinamitarda.

Già perché sotto le macere furono ritrovati altri due corpi. Erano quelli di due uomini, originari dell’Agro, entrambi con precedenti penali, che erano rimasti coinvolti nell’esplosione. La conferma che non si era trattato di un’esplosione accidentale arrivò quando dalle macerie furono ritrovati i due uomini vestiti, e non in pigiama come tutti gli altri.

A stabilire cosa realmente accadde quella notte furono poi le indagini di carabinieri e polizia che toccarono anche gli ambiti della malavita organizzata. E in particolare quelli della camorra e di personaggi all’epoca vicini a Cutolo. Si scoprì che i due erano lì per dar fuoco a un negozio. Forse con della benzina. Ma qualcosa andò storto ed esplose tutto facendo crollare un’ala del palazzo.

L’epilogo di questo tragico evento, mentre Maiori piangeva le sue vittime, si ebbe con la conclusione dell’indagine ed il processo a carico dei responsabili. Il Tribunale condannò il gestore del negozio e di suo figlio accusati di aver organizzato con la complicità dei due pregiudicati un raggiro all’assicurazione per incassare il premio di un incendio.