Shlomo Venezia era uno scrittore, superstite dell’Olocausto. Era nato a Venezia all’interno di una famiglia ebrea che era stata espulsa precedentemente dalla Spagna nel 1492. La famiglia di questo scrittore, dopo numerosi luoghi, si è stabilita anche nella Macedonia greca, prima sotto il governo veneziano e poi sotto la dominazione ottomana.

Ma che cosa sappiamo di più sulla vita di Shlomo Venezia? Anche lui è stato un testimone importante degli orrori delle persecuzioni naziste e vogliamo ricordarlo scoprendone di più sulla sua biografia.

La prima fase della vita di Shlomo Venezia

La prima infanzia di Shlomo Venezia è stata trascorsa in un quartiere relativamente molto povero. Shlomo ha perso il padre quando aveva soltanto 12 anni e per questo le condizioni economiche della sua famiglia peggiorarono di molto.

Dopo che la Grecia fu occupata dai tedeschi, gli ebrei italiani avevano due possibilità: potevano scegliere di andare a vivere in Sicilia o essere trasferiti ad Atene. Shlomo scelse proprio la città di Atene, ma, per alcuni interessi di imprenditori, lui ed altri ebrei furono fatti prigionieri dai nazisti.

In particolare Shlomo Venezia è stato assegnato al campo di Auschwitz Birkenau. Proprio in quel campo di concentramento sono morte la madre e due sorelle. Lo scrittore è stato costretto a lavorare in delle squadre composte da deportati e che si occupavano delle operazioni di smaltimento dei corpi di coloro che venivano uccisi.

Tra l’altro queste squadre venivano soppresse di tanto in tanto, per non far trapelare informazioni che avrebbero potuto compromettere i nazisti. Shlomo Venezia fu uno dei pochissimi che riuscì a sfuggire alla morte.

Le esperienze ad Auschwitz

Shlomo Venezia è stato arrestato nel marzo del 1944 a Salonicco. Con lui c’erano la madre, il fratello, tre sorelle ed altri parenti. Essendo dichiarato abile al lavoro, fu risparmiato dall’esecuzione insieme al fratello e alla sorella più grande.

Ebbe tatuato il numero 182727. Fu assegnato al lavoro di smaltimento dei corpi degli uccisi per le sue buone condizioni fisiche, poiché comunque era un lavoro che comportava molta fatica.

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Nell’autunno del 1944 decide di non partecipare ad una rivolta che avevano fatto alcuni internati e anche per questo ebbe la possibilità di sopravvivere. Infatti coloro che avevano partecipato alla rivolta furono immediatamente trucidati. È morto a Roma l’1 ottobre 2012, quando aveva 88 anni.

Fra gli incarichi che ha avuto nel corso della sua vita, il film documentario Memoria, che è stato presentato al Festival di Berlino, e consulente per la sceneggiatura del film La vita è bella, di Roberto Benigni.