Elveno Pastorelli è un nome che ha lasciato un segno indelebile nella storia dei Vigili del Fuoco italiani e nella memoria collettiva del paese. Nato a Roccalbegna il 24 settembre 1930, Pastorelli ha dedicato la sua vita al servizio pubblico, emergendo come una figura centrale in alcuni dei momenti più drammatici della storia recente italiana. Tra questi, il tentativo di salvataggio del piccolo Alfredino Rampi nel 1981, un evento che sconvolse l’intera nazione.

La carriera di Elveno Pastorelli

Entrato nel corpo dei Vigili del Fuoco nel 1958 come ufficiale, Pastorelli fu assegnato al Comando VV.F. di Roma. La sua carriera fu segnata da numerosi interventi in situazioni di grande emergenza, tra cui la strage di Largo Telese a Roma nel 1972. Nel 1975, la sua dedizione e competenza gli valsero la nomina a comandante dei Vigili del Fuoco della capitale.

L’operazione di salvataggio di Alfredino Rampi

Il 1981 fu un anno cruciale per Elveno Pastorelli, segnato dal tragico episodio del piccolo Alfredino Rampi, caduto in un pozzo artesiano a Vermicino, vicino a Roma. Pastorelli fu il responsabile delle operazioni di salvataggio, un tentativo disperato che catturò l’attenzione di tutta l’Italia grazie alla copertura televisiva in diretta. Nonostante gli sforzi eroici dei Vigili del Fuoco e dei volontari, l’operazione fallì e Alfredino morì prigioniero nel pozzo.

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Questo evento non solo segnò profondamente Pastorelli, ma scosse l’intera nazione, portando alla creazione di una struttura di Protezione Civile. Il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, sollecitò l’istituzione di un’organizzazione dedicata alla gestione delle emergenze, che fu effettivamente formata pochi mesi dopo. Pastorelli fu nominato direttore generale della nuova Protezione Civile, dimostrando ancora una volta la sua dedizione al servizio pubblico.

Ascesa e contributi alla Protezione Civile

Nel 1982, Pastorelli fu nominato prefetto, un riconoscimento delle sue straordinarie capacità e del suo impegno. Dal 1984 al 1987, servì come capo di gabinetto del Ministero della Protezione Civile, durante il quale scrisse anche un libro sull’argomento, contribuendo alla diffusione della cultura della prevenzione e gestione delle emergenze.

Le sue dimissioni dal ruolo di capo di gabinetto coincisero con la nomina a responsabile di un ufficio speciale della presidenza del consiglio, incaricato della ripartizione dei fondi ai terremotati del sisma dell’Irpinia del 1980. Questo ruolo evidenziò ulteriormente la sua capacità di gestire situazioni di crisi su larga scala.

Riconoscimenti e onorificenze

Nel 1992, Pastorelli fu insignito del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, un riconoscimento del suo instancabile servizio al paese. Questo onore fu il culmine di una carriera dedicata alla protezione e al soccorso dei cittadini italiani.

Le controversie giudiziarie

La vita di Elveno Pastorelli non fu però priva di controversie. A partire dal 1993, fu coinvolto in una serie di procedimenti giudiziari. Uno dei suoi stretti collaboratori, l’architetto Luigi Adolfo Pirovano, fu indagato per il presunto incasso di una tangente di 250 milioni di lire, in una vicenda che coinvolgeva anche camorristi e religiosi. Nello stesso periodo, Pastorelli fu accusato di abuso d’ufficio per presunta erogazione irregolare di finanziamenti a ditte dell’Irpinia, portandolo ad autosospendersi dal ruolo di direttore della Protezione Civile.

Nel 1994, fu indagato insieme al ministro Enzo Scotti e altri per abuso in atti di ufficio in relazione alla realizzazione della strada a scorrimento veloce Ofantina bis. Nel 1996, fu chiamato a rispondere dalla Procura regionale della Corte dei conti per il Lazio, insieme a figure di spicco come Giovanni Goria, Ciriaco De Mita e Giulio Andreotti, per un danno erariale di 43 miliardi di lire per opere pubbliche mai realizzate in Sicilia. Poco dopo, fu indagato dalla Procura di Como per sospetti illeciti relativi ai fondi per l’Irpinia, con l’ipotesi di tentativo di concussione ai danni di un imprenditore comasco.

La morte e l’eredità di Elveno Pastorelli

Elveno Pastorelli morì nel 1997, mettendo fine a una vita di servizio caratterizzata da grandi successi e gravi controversie. Le posizioni giudiziarie ancora aperte furono chiuse con la sua morte, lasciando un’eredità complessa e sfaccettata.