Questa sera, domenica 13 novembre 2022, andrà in onda il film Atto di fede. La vicenda racconta una storia realmente accaduta a Saint Louis e narra ciò che è accaduto al giovane John. Prima di scoprire chi è il protagonista nella realtà, facciamo un breve riassunto della storia.

Atto di fede, la trama

John Smith è il figlio adottivo di Brian e Joyce e vive una giovinezza felice caratterizzata dalla fede. Sua mamma infatti è molto religiosa, credente e praticante. Un giorno, recatosi vicino al lago del Missouri insieme a degli amici, John cade nelle gelide acque e rimane intrappolato per molto tempo, soprattutto senza ossigeno.

Gli amici diedero subito l’allarme e quando i medici arrivarono sul posto John era in condizioni critiche, non aveva infatti battito e polso. Arrivato con urgenza in ospedale, per altri 45 minuti è stato rianimato, ma sembrava non esserci più nulla da fare.

Accanto a lui c’era la mamma Joyce che pregava senza sosta e invocando lo Spirito Santo quando ad un certo punto John riapre gli occhi. Prima che questo accadesse, la donna era andata in contro a medici e marito che la pregavano di smetterla perché ormai non c’era nulla da fare. La donna però non ha voluto ascoltare nessuno e il caso di suo figlio era stato dichiarato come “il miracolo del piccolo John”.

Che è nella realtà John Smith?

Quello che vedremo nel film rispecchia la realtà, perché il regista ha cercato di ricreare la vicenda esattamente come è accaduta. John Smith, nella realtà, racconta di ricordarsi di essere scivolato nel lago e di sentirsi intrappolato e impossibilitato ad uscire. Poi più nulla.

Per 15 minuti è stato sommerso dal gelo del lago del Missouri e ha perso conoscenza. Al suo risveglio si è ritrovato in ospedale con accanto la mamma Joyce che pregava senza sosta. Dopo 45 minuti di rianimazione, i medici avevano detto alla famiglia Smith che non c’era più nulla da fare. Ma Joyce non ci sta.

Si è seduta accanto al figlio e ha cominciato a pregare fino a quando ha riaperto gli occhi. A quel punto la mamma ha richiamato i medici che, increduli, lo hanno sottoposto alle prima visite. Il suo caso era anomalo anche perché dopo tutto quel tempo in cui le funzioni vitali non erano più attive, John non aveva riportato alcun danno.

I medici non sapevano nemmeno cosa scrivere nella cartella clinica e alla fine scelsero “Paziente deceduto, riportato in vita dalle preghiere della madre“. In seguito, venne definito come il “miracolo di John” anche perché polmoni, cervello e occhi non sembravano aver vissuto alcun trauma.