La Provincia di Salerno ricorre alla Corte d’Appello avverso al pagamento di oltre 300mila euro in favore dell’Arcidiocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni. Come prevedibile, Palazzo Sant’Agostino impugna la sentenza dello scorso 30 gennaio. La penale per il mancato trasferimento dell’istituto tecnico per il turismo all’interno dell’ex seminario. Contro la mancata eliminazione delle barriere architettoniche. La notizia sul portale Quotidiano Costiera.

L’ente provinciale non ci sta e passa al secondo grado di giudizio. La sentenza dello scorso 30 gennaio, infatti, ha condannato Palazzo Sant’Agostino a risarcire l’Arcidiocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni per una cifra pari a 300 mila euro. A stabilirlo il Tribunale di Salerno che ha condannato la Provincia in merito alla vicenda dell’ex Seminario.

La cifra stabilita dal Tribunale di Salerno è una vera e propria penale per il mancato trasferimento dell’istituto tecnico per il turismo all’interno dell’ex Seminario situato in piazza Duomo.

fatti risalgono al 2012, quando la Provincia di Salerno prese contatti con la Curia Amalfi – Cava de’ Tirreni, offertasi disponibile a destinare, per uso scolastico, l’immobile di sua proprietà. Fu quindi sottoscritto un preliminare di locazione che prevedeva proprio una penale di 300mila euro nel caso della mancata stipula del contratto definitivo entro tre anni. Penale garantita dall’Elba Assicurazioni.

La Curia garantì a proprie spese interventi strutturali all’immobile per l’ottenimento dell’agibilità. “L’impegno della Curia a mettere a norma l’immobile non può estendersi fino al punto di imporle la realizzazione di opere non consentite dai vincoli imposti dalla normativa vigente” – si legge dalla sentenza del foro di Salerno.

Al termine dei lavori, l’arcivescovo Orazio Soricelli chiese all’amministrazione provinciale la stipula del contratto definitivo ma sia la Provincia di Salerno che la compagnia assicurativa non intesero sottoscrivere il contratto definitivo. Motivo della mancata stipula del contratto fu la mancata eliminazione da parte della Curia delle barriere architettoniche come previsto dal preliminare.

La Curia, a questo punto, citò in giudizio la Provincia. Il consulente tecnico d’ufficio ha poi chiarito che le barriere non erano eliminabili in quanto attengono a parti strutturali dell’immobile. Nella sentenza dello scorso 30 gennaio il giudice “Non ritiene che la Provincia abbia legittimamente rifiutato la stipula del definitivo per l’inadeguatezza dell’immobile allo scopo cui era destinato, specie per quel che riguarda la presenza di dislivelli e la impossibilità di raggiungere l’ascensore per i portatori di handicap, trattandosi di circostanze facilmente verificabili già prima della stipula del preliminare”.