Il Seminario di Amalfi non diventerà una casa di ospitalità religiosa. Il Comune di Amalfi ha infatti vinto in Consiglio di Stato contro la Curia Arcivescovile.

Con la sentenza 4470 del 10 giugno 2021 si chiude così, definitivamente, la travagliata vicenda che dal 2008 interessava il fabbricato posto al centro di Amalfi.

Era il 2008 quando la Provincia di Salerno rilasciò il fabbricato, fino ad allora adibito ad uso scolastico, in attesa che iniziassero i lavori di ristrutturazione e adeguamento dello stesso, al fine di poter ospitare nuovamente gli studenti a lavori ultimati.

Nel settembre del 2012 ci fu un’intesa tra Provincia di Salerno e Curia, quando l’ex amministrazione provinciale stipulò il contratto di pre locazione per trasferire l’istituto tecnico per il Turismo “Flavio Gioia”nei locali dell’ex seminario.

Poco meno di un anno dopo partirono i lavori di ristrutturazione, conclusi nel 2016. Successivamente, però, la Provincia decise di fare un passo indietro, non rispettando di fatto il contratto di pre locazione. Ne sono seguite discussioni, scontri, proteste degli alunni fino all’ultimo atto, l’incontro tra il presidente Canfora e l’arcivescovo monsignor Orazio Soricelli.

Purtroppo anche l’ultimo tentativo di trovare un punto d’incontro per dare una struttura adeguata agli studenti della Costiera Amalfitana, fallì. A questo punto la Curia riuscì a trovare un accordo con l’imprenditore Luigi Savarese, nel mese di luglio del 2017, per trasformare la struttura in una casa di accoglienza per fedeli.

A nulla sono servite le richieste dei ragazzi che sono scesi in strada più volte, sfilando per le strade di Amalfi per chiedere uno sforzo alla provincia. A febbraio dello scorso anno, però, l’ufficio tecnico comunale ha ordinato il divieto a proseguire l’intervento per verificare la natura dello stesso e dell’eventuale cambio di destinazione della struttura.

Nel maggio 2019 la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania ha respinto il ricorso dell’imprenditore che chiedeva la ripresa dei lavori. Il Tar chiarì che c’erano gli estremi del cambio di destinazione, considerando che la conversione in casa religiosa di ospitalità, va considerata nell’ambito della categoria turistico-ricettiva.

Savarese ha poi presentato ricorso tramite un suo legale in Consiglio di Stato, sede in cui si è visto accogliere l’istanza presentata, ottenendo che il comune fosse inibito da attività demolitorie.

Oggi la sentenza del Consiglio di Stato che dà ragione al Comune di Amalfi.