Un sacchetto di biglie nasce come un romanzo autobiografico dello scrittore francese Joseph Joffo. L’uomo, ebreo di origine, ne ha passate tante durante il periodo di occupazione dei nazisti e ha deciso di mettere nero su bianco tutta la sua storia.
In seguito, il racconto è stato trasformato in due bellissime pellicole, una risalente al 1972 è una più recente del 2017. Sapete come finisce la vicenda? Scopriamolo insieme.
La versione del 2017 ha come regista Christian Duguay e la sua professionalità la conosciamo anche grazie ad altri capolavori come Il giovane Hitler, Anna Karenina e Coco Chanel. La storia di Un sacchetto di biglie inizia nel 1941 in Francia e il protagonista principale è Joseph, un bambino di 10 anni.
La sua famiglia è molto numerosa, ma ha un legame speciale con il fratello più grande di nome Maurice. Insieme frequentano la scuola, ma un giorno si trovano costretti ad indossare un tratto distintivo in quanto ebrei e da quel momento si ritrovano emarginati.
Capendo che ci potrebbero essere dei seri pericoli Roman, il papà, invita i due figli a prendere i soldi per scappare e raggiungere la zona franca. Joseph e Maurice, nel 1942, partono con l’obiettivo di raggiungere i due fratelli più grandi che vivono a Mentone.
Per fortuna riescono a trovarsi e per loro è un nuovo punto di partenza. La loro vita riparte e non con poche difficoltà, ma tutto cambia nuovamente quattro mesi dopo. Scoprono infatti che i genitori sono stati arrestati e sono prossimi a salire sul treno del Binario 21 di Milano in direzione campo di concentramento.
Alla notizia, il figlio più grande parte per liberarli e ci riuscirà. Insieme, partono alla volta di Nizza dove si ricongiungeranno con tutti. Qui, Joseph e Maurice fanno la conoscenza di alcuni soldati italiani con cui compiono dei traffici di poco conto. Ma come finisce il film?
Arriviamo così al 1943, a settembre per la precisione, quando Pietro Badoglio firma la resa dell’Italia, ma una parte è ancora invasa dai tedeschi e la famiglia di Joffo deve di nuovo dividersi.
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I due figli, Joseph e Maurice, vengono mandati in un campo giovanile ma questa volta il loro viaggio non sarà dei più semplici. Infatti a Nizza vengono arrestati e vengono condotti alla Gestapo. I due giovani vengono liberati grazie al certificato di nascita falso che indicava che fossero cattolici.
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Nonostante la storia si concluda bene, purtroppo all’appello della famiglia mancherà Roman, il papà, in quanto non uscirà più vivo dal campo di concentramento di Auschwitz.
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