Territorio

La Relatività di Escher ispirata ad un palazzo amalfitano/ I precedenti

La Relatività di Escher ispirata a un’architettura amalfitana. Lo rivela Marco Scognamiglio, comunicatore d’impresa e pittore. Nel team di studiosi anche il ravellese Alessio Amato, archeologo e guida turistica. Le parole rilasciate all’agenzia Ansa.

Uno scorcio della Costiera amalfitana potrebbe aver dato ispirazione all’olandese Maurits Cornelis Escher, grafico e incisore morto nel 1972, famoso per le incisioni e litografie che tendono a presentare costruzioni impossibili, con motivi a geometrie interconnesse che cambiano in forme via via differenti, spesso per ottenere effetti paradossali.

La scoperta riguarda la Relatività, una tra le opere più rappresentative dell’artista. La litografia raffigura uno spazio policentrico nel quale figure umane si muovono su piani diversi.

A scorgere le similitudini è stato il pittore Marco Scognamiglio, che collabora con un team di ricerca cui partecipa anche il ravellese Alessio Amato, archeologo e guida turistica.

Escher visitò a lungo l’Italia e fu in particolare nella Costiera amalfitana nel 1923. Qui ha trovato spazi e geometrie riprodotte in molteplici opere. Ad esempio Atrani compare tra i soggetti di Metamorfosi II.

Ne sono marcatori evidenti il campanile e la disposizione delle case che degradano romanticamente sul mare. Un’opera surrealista di grande rilievo, che in queste ore i social sta riproponendo. Leggi qui l’approfondimento.

Le somiglianze che Scognamiglio ha notato sono “molte ed evidenti”. “Mi sono innamorato a prima vista di Escher – dice Scognamiglio all’Ansa – quando, da bambino, ho trovato per la prima volta le sue scale impossibili sulla copertina di un libro di Paradossi. Negli anni ho deciso di avviare studi specifici e, durante il lockdown, di trascorrere un periodo in Costiera con la mia ragazza per rivivere i luoghi e le architetture che ispirarono il maestro incisore“.

Credo che per gli amanti della cultura, dell’arte e di Mauritis Cornelis Escher in particolare, sia un’intuizione degna di nota sulla quale bisogna però ancora lavorare. È indubbia – chiosa Scognamiglio – la somiglianza tra il cortile del palazzo amalfitano e l’opera“.

Matteo Maiorano

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