Enrichetta Blondel è stata la prima moglie di Alessandro Manzoni, celebre scrittore italiano del XIX secolo. La loro storia d’amore ha segnato profondamente la vita di Manzoni e ha influenzato la sua produzione letteraria.
Tuttavia, la figura di Enrichetta è spesso meno conosciuta rispetto a quella del marito. In questo articolo, esploreremo la vita di Enrichetta Blondel, dalla sua famiglia d’origine al matrimonio con Manzoni, fino alle cause della sua morte.
Enrichetta nacque il 11 luglio 1791 da Maria Mariton, una calvinista di origini francesi, e da François-Louis Blondel, un industriale svizzero di fede agnostica. François-Louis Blondel emigrò in Italia nel 1771 e si stabilì prima a Bergamo e poi a Casirate, dove fondò un’industria tessile e avviò il commercio della seta. Enrichetta aveva sette fratelli e sorelle. Nonostante le diverse opinioni religiose dei genitori, Enrichetta venne battezzata secondo il rito cattolico nella parrocchiale di Casirate.
Enrichetta incontrò Alessandro Manzoni nell’ottobre 1807 a Milano. Alessandro era figlio di Giulia Beccaria e aveva vissuto a Parigi con sua madre per molti anni prima di trasferirsi in Italia. La madre di Alessandro, desiderosa di trovare una moglie per suo figlio, aveva organizzato il loro incontro. Alessandro rimase subito colpito dall’intelligenza e dalla sensibilità di Enrichetta. I contatti tra le due famiglie furono stabiliti grazie alla parente di Enrichetta, Charlotte Blondel, che viveva a Parigi.
Enrichetta Blondel, che era di fede calvinista, si convertì al cattolicesimo sotto l’influenza dell’abate giansenista Eustachio Degola. Dopo aver ottenuto la delega da Monsignor Jalabert, vicario generale dell’arcidiocesi di Parigi, Degola raccolse l’atto di abiura della Blondel il 3 maggio. Il 22 maggio, Enrichetta pronunciò formalmente l’abiura del calvinismo in una solenne celebrazione nella chiesa parigina di Saint-Séverin. Questo segnò il suo ingresso ufficiale nella comunità cattolica.
Dopo la conversione di Enrichetta, il matrimonio con Alessandro Manzoni ebbe luogo il 9 aprile. La coppia ebbe diversi figli, ma le frequenti gravidanze e le conseguenti complicazioni minarono la salute di Enrichetta. Durante la sua vita, Enrichetta diede alla luce ben 10 figli. Le gravidanze e le successive crisi di salute ebbero un impatto significativo sul suo fragile fisico, portandola a redigere il suo test amento e a sperimentare un peggioramento della vista.
La salute di Enrichetta Blondel si deteriorò sempre di più a causa delle numerose gravidanze e della tisi, una malattia polmonare. Nonostante i tentativi di cercare sollievo attraverso soggiorni in luoghi come Genova e il castello di Azeglio, e nonostante la tranquillità di Brusuglio, la sua salute non migliorò. Nei suoi ultimi anni, Enrichetta intrattenne una corrispondenza con la figlia Vittoria, che era stata affidata al Monastero delle Grazie di Lodi. Le sue lettere riflettevano sia il suo amore per la figlia che la sua accettazione della volontà di Dio. Tuttavia, la corrispondenza si interruppe il 24 giugno 1833, quando Enrichetta inviò la sua ultima missiva da Gessate.
Enrichetta Blondel, ormai quasi cieca, esausta dalla malattia e dalle gravidanze, morì il 25 dicembre 1833. La sua salma fu visitata e vegliata dai suoi cari per tre giorni, e le esequie si tennero il 27 dicembre nella chiesa di San Fedele. Alessandro Manzoni fu profondamente colpito dalla morte della moglie e non riuscì mai a completare l’ode che aveva iniziato a scrivere in suo onore, intitolata “Il Natale del 1833”. I frammenti dell’ode che ci sono pervenuti testimoniano il dolore e l’angoscia che Manzoni provava per la perdita di Enrichetta.
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