Girolamo Alberto Di Pisa è stato una figura di rilievo nella storia del diritto del nostro paese e nella lotta alla mafia.
Alberto Di Pisa ha iniziato la sua carriera nel 1971 come pretore a Castelvetrano, in seguito a Palermo. Successivamente è diventato Sostituto Procuratore della Repubblica al tribunale del capoluogo siciliano. A partire dal 1982, Di Pisa fece parte del Pool antimafia, un gruppo di magistrati dedicati alla lotta contro la mafia, ideato da Rocco Chinnici. Durante gli anni ’80, Di Pisa fu tra i giudici che istruirono il maxiprocesso di Palermo, un procedimento giudiziario storico contro la mafia siciliana.
In qualità di magistrato del Pool antimafia, nel 1982 raccolse insieme al collega Vincenzo Geraci le dichiarazioni dei primi collaboratori di giustizia. Fra questi il milanese Gennaro Totta, che confessò numerosi traffici di droga in società con mafiosi siciliani, e il palermitano Stefano Calzetta, che ricostruì gli omicidi compiuti dalla cosca di Corso dei Mille.
Di Pisa fu suo malgrado uno dei protagonisti della vicenda del “Corvo di Palermo”. Nel 1992 fu condannato in primo grado a un anno e sei mesi per un’accusa controversa: l’impronta digitale trovata su uno dei messaggi anonimi inviati ai magistrati, tra cui Giovanni Falcone, Giuseppe Ayala e Pietro Giammanco. Queste accuse furono mosse dall’Alto commissario per la lotta alla mafia Domenico Sica.
Nel 1989 Di Pisa era stato trasferito d’ufficio a Messina e dopo la condanna nel 1992 fu sospeso dal servizio. Tuttavia, nel dicembre 1993 fu assolto definitivamente con la motivazione “per non aver commesso il fatto”. Anni dopo, Di Pisa sostenne che le sue impronte furono falsificate per proteggere il pentito Totuccio Contorno.
Dopo le vicissitudini legate al caso del “Corvo di Palermo“, Di Pisa riprese la sua carriera. Divenne sostituto procuratore generale a Palermo e in seguito fu nominato dal Consiglio Superiore della Magistratura procuratore della Repubblica di Termini Imerese nel 2003 e del tribunale di Marsala nel 2008, procura che era stata guidata da Paolo Borsellino.
Tuttavia, il suo impegno nella lotta alla mafia continuò a metterlo in pericolo. Nel 2010 e nel febbraio 2015, Di Pisa ricevette messaggi anonimi di minacce accompagnati da proiettili.
Di Pisa lasciò la magistratura per raggiunti limiti di età il 31 dicembre 2015. La causa della sua morte non è menzionata nel testo fornito, pertanto non posso fornire ulteriori dettagli al riguardo.
Alberto Di Pisa rimane un simbolo significativo per la sua dedizione e coraggio nella lotta contro la mafia, nonostante le numerose sfide e minacce alla sua vita e alla sua carriera.
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