“Condanno lo Stato che doveva farmi giustizia per educare la società, per dare un esempio.
Rieducazione e riparazione…”. Inizia così la struggente intervista della mamma di Fernanda Marino travolta a soli 17 anni il 21 ottobre 2021 al quotidiano La Città di Salerno.
La giovane si stava recando a scuola presso il Liceo Scientifico Salvemini di Sorrento a bordo del suo motorino quando è stata travolta a Positano da un 28enne originario di Pompei che era alla guida di un minivan.
L’uomo, risultato positivo al drug test, secondo alcuni testimoni sarebbe anche passato con il rosso proprio nel tratto di strada in cui vigeva il senso unico alternato regolato da impianto semaforico.
“Decidere di sorpassare tre auto col rosso, sforare di 50 chilometri orari il limite di velocità e invadere la corsia opposta, con il senso unico alternato, è una scelta consapevole. Quando una persona attraversa e sbuca davanti all’auto all’improvviso è un incidente. Scegliere di mettere a rischio la vita è violenza. Domenico si è assunto le responsabilità?
Fin da subito. E questo non è scontato” dice la madre di Fernanda, Sonia Fusco.
La madre, in uno sfogo sofferente ha poi continuato: “Nulla accade per caso. Qualche mese prima, Fernanda m’impartì una grande lezione. «Ricorda che il perdono è un atto gratuito che fai a te stessa e non agli altri». Due giorni dopo l’incidente, risuonava questa frase. Ne ho parlato con Maria Dolores, mia prima figlia, ed abbiamo voluto lasciarci dietro l’odio ed il rancore”.
Successivamente, Sonia parla della giustizia, inadempiente forse e non del tutto riparativa: “da una parte c’è il percorso che noi genitori affrontiamo con gli autori di reato, che nella giustizia riparativa devono sentirsi accolti dalla comunità. Noi diciamo loro che sì, lo sbaglio possiamo commetterlo tutti, ma di quell’errore ne siamo testimoni e dobbiamo insegnare che un secondo rovina la vita. Dicono che li aiutiamo a prendere consapevolezza d’una seconda possibilità: ce l’hanno, è vero, ma va sfruttata per qualcosa di bello. In una violenza non vince e non perde nessuno. Mai. Ed io non posso provare rancore se voglio trasformare la mia tragedia in qualcosa di prezioso per me e per gli altri“.
Anche Franco, il padre della giovane Fernanda ha espresso il suo dolore per la tragica vicenda: “Io non voglio un funerale funesto, voglio una festa». I colori preferiti di Fernanda erano giallo, arancione, verde. La chiamavano Esmeralda. Preziosa come una pietra. E allora quel giorno eravamo tutti colorati. E con i preti abbiamo deciso che non volevamo un’omelia triste: Fernanda è dono, anche se la sua vita, dieci anni più sette, è durata così poco. Eppure l’ha vissuta appieno. Abbiamo trasformato il dolore nell’essere grati alla vita per aver avuto una persona così importante e bella che deve farci guardare oltre l’orizzonte”.
Per Sonia e Franco, nonostante la grande perdita, Fernanda è sempre viva, è insieme a loro ” Fernanda è luce, è i colori più belli che lei ha sempre amato. È il colore dell’alba: s’alzava alle quattro per vederla”.
Per Sonia, Maria Dolores e Franco, a cui Fernanda è stata strappata con violenza, la vita “è una palestra. E il dolore diventa un’amica. E tutti i giorni te la ritrovi vicino. E ci devi parlare. E quindi la vita vale la pena d’essere vissuta, nonostante tutto”.