Prima di iniziare il nostro viaggio nella storia della viticoltura campana elencando i migliori vini campani rossi e bianchi, bisogna aver ben presente di che regione straordinaria stiamo parlando.

Unica per condizioni climatiche, costituzione del terreno, esposizione ad agenti atmosferici e vicinanza al mare, la Campania è scrigno di vini tra i più nobili e antichi al mondo sin dai tempi degli antichi romani.

La storia ci ha confermato come gli imperatori dell’antica Roma prediligessero i vini campani: il Caleno, il Faustiniano e il Falerno, considerato all’epoca un prodotto talmente pregiato da non avere rivali.

In epoca romana i campani svilupparono tecniche sofisticate e vincenti sia enologiche che viticolturali tanto da riuscire ad esportare i propri vini in tutto l’impero.

Come facciamo a sapere tutto ciò?

Ma grazie ai numerosi scrittori che scrissero parlando di questi straordinari prodotti della terra ‘felix’ come Strabone e Plinio il Vecchio solo per citare i più noti.

Dopo il declino post caduta dell’Impero durato poi per tutto il Medioevo, si torna all’eccellenza in epoca rinascimentale.

E’ in questo periodo, infatti, che inizia la coltivazione e l’imbottigliamento di vini che faranno la storia della regione e non solo. Aglianico, Mangiaguerra, Falanghina, Greco e Lagrima iniziano la loro avventura sulle tavole dei campani proprio intorno al 1600.

Arriviamo ai giorni nostri.

Superato il terribile incubo della fillossera,  insetto parassita delle radici delle viti che ha provocato la perdita quasi totale dei vitigni autoctoni europei, torniamo ad un nuovo “Rinascimento” delle uve campane intorno al 1980.

Negli ultimi trent’anni i vini campani rossi e bianchi hanno conosciuto uno sviluppo e un successo crescenti tanto da essere riconosciuti tra i migliori prodotti italiani ed europei bevuti e apprezzati in tutto il mondo.

I bianchi eccellenti: Falanghina, Fiano di Avellino e Greco di Tufo

La terra campana è ricca di eccellenze sia per quanto riguarda i vini a bacca bianca sia per ciò che concerne quelli a bacca rossa.

Non potendo parlare di tutte le eccellenze abbiamo deciso di citare i tre migliori vitigni bianchi e rossi, sia DOC che DOCG. Iniziamo dai bianchi: Falanghina, Fiano di Avellino e Greco di Tufo.

La Falanghina (DOC)

E’ una varietà molto antica, le cui origini sono avvolte dal mistero. Con molta probabilità possiamo ipotizzare che fosse conosciuta già ai tempi dei romani. Attualmente viene coltivata nella zona a nord di Napoli, nei Campi Flegrei e nel Sannio.

Accantonata per molto tempo, è stata riscoperta con successo negli ultimi due decenni, tanto da diventare vitigno bianco simbolo di questa generosa terra.

Nome di origine greca “falangos”- in latino phalange – indica ciò che viene “legato ad un palo”.

Dal 1989 in poi, la Falanghina ottenne sempre maggiori riconoscimenti tanto da stimolare i produttori nel perfezionamento delle tecniche di coltivazione e imbottigliamento. Viene coltivata in tre versioni oltre a quella classica: spumantizzata, vendemmia tardiva e passita. La Falanghina è un vino decisamente gradevole: dal colore giallo paglierino, al naso presenta un profilo aromatico ricco di note floreali, intensi aromi fruttati e sentori minerali. Buona acidità.

Il Greco di Tufo (DOCG)

Tra i vini campani rossi e bianchi abbiamo questo vino nobile d’eccellenza, che trae origine dalla regione greca della Tessaglia.

Inizialmente venne coltivato ai piedi del Vesuvio ma, successivamente la coltivazione venne ampliata e portata in altre zone della provincia di Avellino.

Viene prodotto anche nella versione spumante ed è costituito quasi completamente da uve 100% Greco di Tufo. Una piccola percentuale è composta da uve Coda di Volpe, bianco secco e fresco.

Il Greco di Tufo si presenta di colore giallo paglierino intenso e ha un odore fine e gradevole. Al palato è secco e armonico. Ottima acidità.

Il Fiano di Avellino (DOCG)

L’altra perla avellinese è, certamente, il Fiano. Anch’esso di origine greca, deve il suo nome all’abitudine delle api di posarsi sui chicchi passiti della vite e quindi più dolci. “Apianum”, vite amata dalle api divenuto successivamente “afianum” e infine “fianum”.

E’ considerato una delle espressioni più pregiate della viticoltura campana, molto apprezzato perché vino secco e corposo, più profumato del Greco.

E’ un vino sorprendente ed elegante al naso, complesso, strutturato ma equilibrato al palato, lascia sprigionare note di frutta secca. Nonostante sia un vino a bacca bianca si presta molto bene all’ invecchiamento anche in botte di legno.

I rossi eccellenti: Aglianico, Falerno del Massico

L’Aglianico (DOC- il Taurasi DOCG)

E’ considerata una delle uve più rappresentative di tutto il sud Italia e affonda le sue origini nell’antica Grecia. Etruschi e romani coltivavano già questa qualità d’uva tanto che ve n’è traccia negli scritti dell’epoca.

L’Irpinia è la zona della Campania dove si coltiva con maggior successo l’Aglianico.

Grazie al terreno di origine vulcanica è proprio in Irpinia che questo vitigno riesce ad esprimere il massimo delle proprie potenzialità.

Di colore rosso rubino, si presenta fresco, fruttato, tannico e di buon corpo. Molto adatto all’invecchiamento, viene spesso affinato in botte e in barrique per smussare il tannino del vino giovane ed addolcirlo rendendolo più fine ed armonico. 

Il Falerno del Massico (DOC)

Già noto e apprezzato nell’Antica Roma, il Falerno è tra i vini campani più prestigiosi ed apprezzati del mondo. Cantato dai più illustri poeti del passato, era simbolo di prestigio e potere per tutte le popolazioni del passato.

L’Ager Falernus, da cui il vino prende il nome, è il primo territorio che ne ha consentito la coltivazione. Dopo lo splendore del periodo antico, il Falerno venne dimenticato per anni.

Dobbiamo a Francesco Paolo Avallone, avvocato e appassionato di diritto romano, lo studio sul vitigno e la ripresa della produzione.

Dopo la piaga della fillossera di fine Ottocento, i pochi ceppi di Falerno sopravvissuti alla catastrofe sono stati reimpiantati con successo dando vita allo straordinario prodotto di cui possiamo godere ancora oggi.

Il Falerno si presenta di colore rosso rubino intenso. Al naso è profumato, intenso e persistente mentre al palato è secco, caldo, robusto e sostanzialmente armonico.

Miglior cantina bianca e miglior cantina rossa

Greco di Tufo docg “Tenute di Altavilla” 2015

L’azienda, fondata da Francesco Paolo Avallone, dagli anni ’70 ad oggi è un crescendo di studio, innovazione e qualità tanto da aver vinto numerosi premi e riconoscimenti.

Guidata con amore e devozione dai figli di Francesco Paolo, la cantina porta avanti con passione e dedizione l’incessante lavoro di ricerca sui vitigni campani.

Tra i vini campani prodotti troviamo, oltre al Greco di Tufo anche il Falerno del Massico.

Prezzo medio a bottiglia 12-14 euro

Taurasi docg “Santandrea” 2012

L’azienda nasce dalla passione di due fratelli campani che hanno fatto dell’innovazione il proprio biglietto da visita. Obiettivo? Reinterpretare i vitigni secolari della terra felix in maniera contemporanea e ottimale.

Prezzo medio a bottiglia 13-16 euro