Nel 2018 è arrivato al cinema nel nostro Paese il film Un sacchetto di biglie, un anno dopo la sua prima uscita in Francia. Basato sull’opera autobiografica di Joseph Joffo e ambientato nell’epoca della Seconda Guerra Mondiale, il film racconta la vicenda di due fratelli ebrei costretti a lasciare la loro famiglia dopo l’intensificazione delle persecuzioni naziste a Parigi.
La difficile situazione nella città occupata spinge il padre dei due a prendere una decisione radicale per cercare di proteggere la famiglia: i genitori e i loro sette figli devono abbandonare Parigi per trovare rifugio in un altro luogo, ma per farlo devono separarsi e iniziare dei percorsi diversi verso il sud della Francia. Il film, diretto da Christian Duguay, vede come protagonisti i giovani attori Dorian Le Clech e Batyste Fleurial, insieme ad altri professionisti, come Patrick Bruel ed Elsa Zylberstein nei panni dei genitori.
Il contesto della trama di Un sacchetto di biglie
Le vicende descritte nel libro Un sacchetto di biglie di Joseph Joffo sono basate su fatti reali. Autore del racconto è lo stesso Joseph Joffo, figlio più giovane di una famiglia di sette fratelli, nato da un padre parrucchiere e una madre violinista.
Joseph è cresciuto in un quartiere di Parigi e aveva nove anni nel 1940, quando i tedeschi invasero la città. Per lui, capire la gravità della situazione fu un processo graduale, ma ben presto divenne evidente che la vita dei bambini ebrei stava diventando molto complicata.
Fu costretto a subire l’isolamento e la discriminazione da parte dei suoi coetanei. Gli eventi che si stavano svolgendo erano evidenti agli adulti, come suo padre Roman Joffo. Fu proprio lui a decidere di organizzare la fuga della famiglia, scegliendo di separarsi per aumentare le possibilità di sfuggire alla cattura.
La storia vera dei protagonisti del film
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Francia venne divisa in due parti. La sezione nord era sotto il controllo militare tedesco. Nel sud, l’area appariva come neutrale e demilitarizzato, ma era politicamente subordinato alla Germania nazista. Joseph e il fratello Maurice, di due anni più grande, intrapresero un viaggio verso Mentone per riunirsi ai fratelli Albert e Henri. Affrontarono delle pericolose vicende attraversando la linea di demarcazione, un confine strettamente sorvegliato che separava le due parti della Francia.
Intanto, mentre i due giovani raggiungevano i fratelli maggiori, i loro genitori vennero arrestati a Pau e portati nel campo di Gurs. Riuniti Nizza, i fratelli iniziarono una nuova vita, frequentando la scuola e vivendo una fragile “normalità” in un regime che continuava a perseguitare gli ebrei. A Nizza, Joseph e Maurice conobbero alcuni soldati italiani che, a differenza dei francesi e dei tedeschi, non arrestavano gli ebrei, mostrando un comportamento diverso.
Nell’estate del 1943, con la caduta del regime fascista in Italia, si concluse il dominio italiano sulla Costa Azzurra, permettendo ai tedeschi di intensificare le loro azioni. La famiglia Joffo fu costretta a separarsi di nuovo. Joseph e Maurice si rifugiarono nell’Alta Savoia, stabilendosi temporaneamente in due paesi, Aix-les-Bains e Rumilly, fino alla conclusione del conflitto.