Presenza di “colonialismo criminale” nel Vallo di Diano, Petrolmafie, gestione abusiva di stabilimenti balneari. Il Ministero dell’Interno – attraverso l’attività svolta dalla Direzione Investigativa Antimafia – ha consegnato al Parlamento la relazione in merito al semestre gennaio-giugno 2019. La provincia di Salerno non avrebbe fatto registrare – nel periodo interessato – significativi cambiamenti sotto il profilo degli equilibri e dei principali interessi delittuosi, ma i clan locali continuano a tessere rapporti con sodalizi del napoletano e del casertano.

C’è un colonialismo criminale molto preoccupante, perché questa terra fino a poco tempo fa era completamente libera da queste logiche” – afferma nella relazione il Procuratore della Repubblica di Potenza Francesco Curcio, osservando una triste evidenza che coinvolge la meravigliosa terra del Vallo di Diano. Le operazioni “Febbre oro nero” e “Shamar” del 12 aprile 2021, hanno documentato gli interessi della famiglia Schiavone nell’area del Vallo di Diano ricostruendone le attività di riciclaggio nel commercio degli idrocarburi, nonché di gestione illecita con metodo mafioso di un processo di smaltimento di rifiuti speciali altamente pericolosi molti dei quali stoccati direttamente nell’area.

La Costiera Amalfitana e il Cilento, zone geograficamente estese e contraddistinte da rinomate località turistiche marittime e montane sarebbero caratterizzate da una silente presenza di organizzazioni criminali la cui attività tende soprattutto al condizionamento del settore degli appalti per la realizzazione di opere pubbliche.

A Vietri sul Mare, stando a pregresse risultanze investigative, l’interesse criminale in passato è andato sulla gestione abusiva di stabilimenti balneari. Nei centri montani di Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara gruppi dediti alla gestione di non precisate attività illecite. Nel Comune di Cava de’ Tirreni permarrebbe l’influenza criminale del clan Bisogno.

Convergenza di strutture e pianificazioni mafiose di varia matrice (camorra, ‘ndrangheta e cosa nostra) nel business della illecita commercializzazione di carburanti e del riciclaggio di centinaia di milioni di euro in società petrolifere intestate a soggetti insospettabili che sono risultati meri prestanome: è l’apice dell’indagine Petrolmafie. L’8 aprile 2021 la Guardia di finanza ed i Carabinieri hanno dato esecuzione al decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, nei confronti di 15 indagati operanti nel settore del commercio di prodotti petroliferi e oli minerali, ritenuti responsabili dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, associazione per delinquere finalizzata all’evasione dell’iva e delle accise sui prodotti petroliferi destinati al consumo, emissione di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio, autoriciclaggio, frode in commercio, reimpiego in attività economiche di proventi illeciti, abuso d’ufficio. Contestualmente è stato eseguito un sequestro di 39 società per un valore complessivo di circa 142 mln. PetrolMafie ha evidenziato come la cosca calabrese Mancuso di Limbadi (Vv), servendosi dell’opera di sodali e di imprenditori di comodo abbia di fatto instaurato sinergie imprenditoriali con clan mafiosi del catanese e consorterie criminali campane, infiltrando il settore del commercio dei prodotti petroliferi e degli oli minerali. Tali joint venture hanno permesso di realizzare articolate operazioni di contrabbando approvvigionando anche dall’estero carburanti in regime di evasione fiscale e commerciandone altri di bassa qualità come prodotti idonei alla autotrazione. Tra i professionisti risultano coinvolti un commercialista di Nocera Inferiore ed un avvocato originario di Vallo della Lucania trasferitosi a Roma.