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Un sacchetto di biglie è ispirato a una storia vera? La verità

Un sacchetto di biglie è un bellissimo film del 2018 che parla di due fratelli molto uniti e vede come regista Christian Duguay. L’autore prende spunto da un libro autobiografico di Joseph Joffo e da come abbiamo appreso, si tratta di una storia vera. Scopriamo insieme la trama del film e la realtà.

Un sacchetto di biglie, la trama

Ci troviamo a Parigi durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1941 la città era occupata dai tedeschi e la vita “tranquilla” di due bambini si trasforma completamente. Da un giorno all’altro si vedono costretti a portare sulla giacca un distintivo che indicava le origini ebree. Anche a scuola le cose cambiano poiché i compagni cominciano a guardarli con occhi diversi e ad emarginarli.

Roman, il papà, era già fuggito un passato dalla Russia zarista e voleva assicurare un futuro diverso ai suoi figli. Così, una sera, racconta loro la sua fuga e gli dà 20 mila franchi e una biglia ciascuno. In questo modo avrebbero potuto ricordarsi di lui e attraversare il Paese andando verso sud, terra ancora libera dai tedeschi.

Con la promessa che un giorno si sarebbero ritrovati, i due bambini si mettono in viaggio lasciandosi tutto alle spalle. Raggiungono così i fratelli più grandi e una volta arrivati nella zona libera iniziano a vivere il più normale possibile. La tranquillità viene rovinata dalla notizia dei genitori che sono stati catturati dai tedeschi e sono in attesa di essere portati in Germania.

Il più grande decide di tornare a casa con l’obiettivo di liberarli e per lui non sarà facile, ma anche per i più piccoli il futuro non è proprio rosso. La famiglia riesce a ricongiungersi a Nizza, ma anche qui la vita riserverà loro delle difficoltà.

Chi è Joseph Joffo?

Joseph Joffo è stato un grande autore francese nato nel 1931 e morto nel 2018. Il suo libro autobiografico ha ispirato il regista di Un sacchetto di biglie in cui racconta la sua infanzia in un periodo storico terribile. Lui, un bambino ebreo che si trova a vivere durante l’occupazione tedesca.

Il suo libro è diventato un vero e proprio capolavoro, un best seller, tradotto in un secondo momento in 18 lingue. Era un bambino come tanti nato in una famiglia di parrucchieri, la cui vita era in quartiere popolare. Non amava molto studiare, preferiva piuttosto giocare insieme ai suoi amici.

Il periodo dell’Olocausto lo ha segnato profondamente quando la famiglia decide di dividersi per fuggire alle atrocità del tempo. Riuscirono a salvarsi grazie ad un prete cattolico che fornirà loro dei certificati di battesimo.

Manuela Bortolotto

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Manuela Bortolotto

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