Un cittadino romano evita una maxi sanzione sfruttando un’interpretazione normativa sulle assicurazioni: ecco come la consulenza legale può fare la differenza.
In un contesto legale sempre più complesso, capita frequentemente che una persona soccombente in una causa si ritrovi a dover affrontare oneri economici gravosi, comprese spese legali che superano anche i 13.000 euro. Tuttavia, non sempre il pagamento è inevitabile: esistono infatti strategie e cavilli giuridici che possono consentire di evitare l’esborso, o quantomeno di alleggerirne l’impatto. Il caso di un cittadino multato per oltre 13.000 euro, ma che è riuscito a non pagare grazie a un particolare escamotage, ne è un esempio emblematico.
Le difficoltà nel pagare spese legali e sanzioni elevate
La perdita di una causa comporta quasi sempre il pagamento delle spese legali, che includono sia il compenso del proprio avvocato sia quello della controparte. La media di tali spese, come evidenziato da numerose testimonianze, si aggira tra i 4.000 e i 5.000 euro per ogni parte, con picchi che possono superare i 10.000 euro. Per questo motivo, chi si trova in questa condizione si trova spesso di fronte a un vero e proprio “salasso” economico. Nel caso specifico, la multa di oltre 13.000 euro rappresenta una cifra molto elevata, ma non insormontabile, se si conoscono le strategie giuridiche adeguate.
Uno degli strumenti più utili, oggi, è la tutela giudiziaria assicurativa. Questo tipo di polizza, che deve essere stipulata prima dell’insorgenza del contenzioso, consente di trasferire all’assicuratore il rischio di dover sostenere tali spese, garantendo così una maggiore serenità nell’affrontare cause anche complessi. Senza questa tutela, la parte soccombente deve farsi carico personalmente di tutti i costi.

Nel caso di multe elevate o spese legali onerose, un approccio utile è quello negoziale. È possibile, ad esempio, concordare con l’avvocato pagamenti dilazionati o ottenere sconti in caso di pagamento immediato e integrale. Inoltre, se la multa o la sentenza sono contestabili, si può valutare l’impugnazione, come l’appello, ma è importante ricordare che l’efficacia esecutiva della sentenza di primo grado non viene sospesa automaticamente: i pagamenti devono essere effettuati comunque e solo in caso di vittoria in appello verranno restituiti.
Un caso emblematico riguarda un individuo che, pur essendo stato condannato a pagare una multa molto alta, ha fatto ricorso a un cavillo giuridico legato all’interpretazione delle norme sulla sospensione dell’efficacia del pagamento, tipicamente regolata dall’art. 1901 del codice civile in materia di assicurazioni. La giurisprudenza più recente ribadisce che il mancato pagamento di un premio assicurativo o di una sua rata può sospendere la garanzia, ma l’accettazione tardiva del pagamento non costituisce rinuncia tacita alla sospensione, lasciando così spazio a interpretazioni che possono essere utilizzate per contestare la validità o l’efficacia immediata di certe sanzioni o obblighi di pagamento.
Molti casi di ingenti spese legali derivano da cause perse anche quando si riteneva di avere ragione. Questo avviene per molteplici motivi: mancanza di documenti probatori fondamentali, testimonianze contraddittorie, valutazioni soggettive del giudice o problemi procedurali. Spesso, senza una consulenza legale accurata e preventiva, si rischia di trovarsi a dover pagare ingenti somme senza alcuna possibilità di rivalsa.
L’esperienza insegna che, in caso di sentenze sfavorevoli, è fondamentale leggere attentamente la motivazione e il fascicolo processuale per valutare se esistono margini per un appello o altre forme di impugnazione. Anche in presenza di spese legali elevate, è possibile tentare una negoziazione con la controparte per ridurre gli importi da versare, magari rinunciando a ulteriori gradi di giudizio.
Un ulteriore punto cruciale riguarda la corretta gestione delle parcelle degli avvocati. A volte, infatti, si riscontrano parcelle spropositate rispetto al lavoro svolto e ai risultati ottenuti. In questi casi, la normativa e la giurisprudenza consentono di richiedere un controllo e una contestazione formale dei compensi, basandosi anche su tabelle di riferimento e principi di equità.
