Hanno lasciato, nella giornata di ieri, il monastero di Santa Chiara a Ravello le due suore che si erano opposte alla soppressione dello stesso. Lo scrive l’AGI.

Le due suore, Massimiliana Panza e Angela Maria Punnacka sono, infatti, destinatarie, insieme alla loro consorella 97enne Maria Cristina Fiore, di un provvedimento di soppressione, scaturito dal loro atto di disobbedienza nei confronti della Chiesa e dell’Ordine delle Clarisse.

Nella mattinata di mercoledì, il commissario straordinario del monastero, padre Giorgio Silvestri (già economo dell’ordine del Frati conventuali di Assisi) insieme a suor Damiana Ardesi, presidente delle Clarisse Urbaniste d’Italia, avevano bussato alle porte del monastero per introdurre due nuove sorelle, in sostituzione delle tre “ribelli”, destinatarie di provvedimento di trasferimento già dal giugno dello scorso anno.

Entrambe le suore destinatarie del provvedimento, come si legge nell’articolo dell’Agi, avevano rifiutato il trasferimento in tre diversi monasteri in attesa dell’atto di formalizzazione della donazione in favore di papa Francesco dell’intero patrimonio del secolare monastero, il cui valore economico, particolarmente ingente, è compreso tra i 50 ed i 60 milioni di euro: avrebbero voluto resistere alla soppressione e ad eventuali mire speculative.

Nell’antico convento si è insediata una nuova comunità, con tre suore che si sono aggiunte all’inferma e anziana consorella: suor Massimiliana e suor Angela hanno, invece, lasciato definitivamente il monastero, mentre Maria Cristina Fiore, 97enne ed inferma, anch’essa tra le “ribelli”, è rimasta all’interno del complesso religioso.

La comunità ravellese ha mostrato vicinanza alle due consorelle che hanno lasciato la città della musica.

A Suor Massimiliana, che dopo diciotto anni di permanenza a Ravello, farà ritorno nella sua casa di Nola, è stato donato un piatto in ceramica: ospiterà la sua consorella indiana Angela Punnacka.

Grazie a voi che ci avete accolte e supportato per quanto è stato possibile – ha commentato Suor Massimiliana all’Agi, nel salutare i molti ravellesi che hanno voluto salutarla insieme alla sua consorella per l’ultima volta – noi in realtà non siamo state trasferite ma dimesse dall’Ordine. Appena noi abbiamo fatto la donazione al Papa, è stato deciso il nostro trasferimento. Ma noi non volevamo prendere nulla, siamo nate povere francescanamente, e così vogliamo morire. Dopo questa nostra scelta, è stato deciso il nostro trasferimento. Ma avevamo tutto il diritto canonico di portare a termine questa donazione. I superiori ci hanno ripensato e non abbiamo la possibilità di ricorrere all’atto di dimissioni. Questa è la verità. Noi abbiamo fatto la nostra parte, ora pregate voi per il monastero”.

La fine del monastero ravellese era già “annunciata” da tempo: nel 2021 era stato nominato un commissario pontificio con lo scopo di censire il patrimonio immobiliare, che comprende anche l’edificio dello storico Hotel Parsifal e tre immobii commerciali nella centralissima Piazza Fontana Moresca.

Nella scorsa primavera, quando la soppressione era già nell’aria, stando a quanto si legge, inoltre, nell’articolo, le tre monache avevano scritto a Papa Francesco – che avrebbe accettato la donazione – offrendogli tutte le proprietà del monastero per la sua carità.

L’accettazione della donazione non avrebbe però bloccato l’ordine di trasferimento in tre monasteri differenti, fattore che ha ulteriormente scaturito la ribellione delle consorelle.