La scienza si interroga da sempre su alcuni aspetti della nostra vita. Spesso si riesce a rispondere a domande alle quali sembra non esserci una risposta ben precisa. Di certo gli studi e le ricerche continuano, anche per tutto ciò che riguarda la qualità della nostra vita.

Ma non si parla solo di qualità, perché gli esperti hanno voluto provare a rispondere anche ad un’altra domanda, che riguarda la durata della vita. Si può realmente prevedere a quanto corrisponde la durata della nostra vita?

Cosa può indicare lo studio della retina

Non è soltanto una domanda dai risvolti filosofici, perché gli scienziati vogliono cercare dei punti di riferimento nel nostro organismo. Questi punti di riferimento e questi dettagli possono esserci utili per saperne di più, molto probabilmente, su questo argomento e per avere un’idea di quanto potrebbe durare la vita delle persone.

Tutto starebbe nell’analisi degli occhi. La scienza spiega che si potrebbe cercare di studiare la differenza tra l’età di un soggetto e l’età biologica della retina, che fa parte proprio degli occhi. Lo studio di questa differenza di età potrebbe essere importante per farci comprendere, con una stima, ovviamente, quanti anni di vita potrebbero ancora restare.

Secondo gli esperti, i vasi che si trovano nella retina potrebbero costituire un ottimo modo per saperne di più sulla salute in generale del nostro organismo, in maniera particolare per tutto ciò che riguarda il cervello e la circolazione del sangue.

L’invecchiamento è soggettivo

Anche se tutti invecchiamo con il trascorrere del tempo, l’invecchiamento spesso è soggettivo. Proprio su questo punto vogliono basarsi gli esperti, che hanno messo a punto un esperimento davvero interessante nel Regno Unito.

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Sono state studiate le superfici interne degli occhi di circa 47mila persone tra i 40 e i 69 anni, con la realizzazione di 19.200 immagini. Secondo ciò che è stato osservato, in alcuni casi si è avuta una conferma di quanto ci sia una corrispondenza tra l’età della retina e l’età dei soggetti.

Gli scienziati hanno così analizzato i risultati del resto degli individui, circa 36mila persone. È stato visto, quindi, che nel tempo le differenze di età della retina più grandi sono stati collegati in misura maggiore all’insorgenza di malattie cardiovascolari o al rischio di morte. Si tratta di una crescita del 2 o 3% del rischio per ogni anno di divario riscontrato.

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Gli esperti hanno, quindi, concluso che la differenza dell’età retinica può costituire un modo utile, in quanto potrebbe essere un biomarcatore significativo dell’invecchiamento degli individui.