Territorio

Paolo Sandulli: “Prima o poi il turismo distruggerà la Costiera” / L’intervista

E’ andato via alla fine della scorsa estate dalla Torre a Mare di Praiano, nota come Torre Asciola, l’artista Paolo Sandulli, che ama e vive la Costiera Amalfitana da oltre trent’anni.

L’abbandono della torre fu l’epilogo di una lunga querelle che vede protagonisti i proprietari di maggioranza della costruzione tardomedioevale a picco sul mare di Praiano e il pittore e scultore di origini irpine, che aveva ricevuto in “affidamento” il sito storico da uno dei suoi proprietari originari, Luca Milano, storico patron de “L’Africana”, deceduto nell’ormai lontano 2005.

L’artista, forte dell’amicizia con l’imprenditore praianese, aveva trasformato la torre in un suo “buen retiro“, oltre che in una vero e proprio studio artistico ed esposizione delle sue opere.

Le vicende giudiziarie, però, non gli sono state finora favorevoli: alla causa dei proprietari di maggioranza, che gli hanno contestato di non avere un titolo legittimo ad occupare il sito, si è aggiunto, infatti il verdetto della Cassazione, secondo il quale la conduzione del bene spetterebbe agli azionisti di maggioranza.

Tuttavia, la battaglia giudiziaria non è ancora terminata: Sandulli è, infatti, in causa con gli azionisti di maggioranza, sostenendo che vi siano altri proprietari – in quota parte – della torre, attualmente in America, non sarebbero stati ancora rintracciati e, quindi, di riflesso, non vi sarebbe ancora pieno consenso sulla destinazione del sito.

Sandulli, poco meno di un anno fa ha dovuto lasciare la Torre Asciola in seguito ad un verdetto della Cassazione: la sua battaglia, però, non si è conclusa qui…

“Lasciare questa torre per me non è stata cosa semplice: è da sempre stata un mio luogo di grande ispirazione. Mi sto impegnando, e mi impegnerò, affinchè gli altri proprietari, oggi azionisti di maggioranza della Torre, possano stravolgere il meno possibile la sua struttura, evitando che si possano ripetere scempi in nome del Dio denaro come tanti altri in Costiera Amalfitana”.

 

La Cassazione, però, ha sancito che in quanto azionista di minoranza non avrebbe avuto ulteriore diritto a stanziare nella Torre..

“Ho aperto un’altra causa in cui mi sto impegnando a tutelare la mia quota e la torre: in più c’è la possibilità che ci siano altri proprietari in America, appartenenti alla famiglia del Gaizo. La situazione è molto parcellizzata: gli attuali proprietari non sono gli unici”.

Dai primi anni ’90 sino allo scorso anno, la Torre è stata un frequentatissimo studio d’arte: adesso è vuota, che timori ha per il suo futuro?

“Temo possa diventare una struttura ricettiva come avvenuto ad altre importantissime strutture, di grande valore storico, del territorio”.

Gli azionisti di maggioranza, dal canto loro, hanno, però, cercato di tutelare il loro diritto di fare impresa..

“Spesso il turismo e la ricerca di un profitto non sono sempre concilianti con la memoria di un bene storico. I tempi sono ormai maturi per difendere una torre monumentale, sperando non faccia la fine dell’Isola di Eduardo De Filippo (lo scoglio Isca al largo di Punta Campanella, ndr), divenuta una casa vacanza. Tutto è stravolto da un’economia distruttiva sia nei confronti dei valori storici di questo territorio che delle stesse sue storiche imprese”.

La proliferazione delle strutture ricettive, in assenza di una regolamentazione statale univoca sul tema, è una delle cause dell’overtourism. Anche le amministrazioni locali della Divina se ne stanno rendendo conto, al di là del dibattito di merito sulle vicende della Torre..

“In questi anni che ho vissuto in Costiera ho notato che manca completamente la memoria della sua identità: nonostante tantissimi artisti (penso a Gore Vidal, Zeffirelli, Nureyev, De Filippo solo per citarne alcuni, ma l’elenco sarebbe infinito), l’abbiano amata, nel corso degli anni non si è mai stati in grado di costruire un museo del Paesaggio o del Gran Tour. Oggi stiamo vedendo le conseguenze di quest’attenzione al Dio denaro: prima o poi questo splendido territorio finirà distrutto. “.

Ora che non è più nella Torre, dove realizza le sue opere?

“Provo a farlo nel giardino di casa, ma non è la stessa cosa. Per me ed i miei colleghi servirebbero spazi che al momento non ci sono stati dedicati”.

Andrea Bignardi

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