Amalfi ieri si è tinta di blu e ha festeggiati fino a tarda notte la vittoria del suo Galeone alla 66esima Regata Storica delle Antiche Repubbliche Marinare.

Un’edizione speciale, che arriva dopo sei anni di attesa, scandita da numeri esaltanti, cifre che scrivono la storia di un evento che rimarrà nella memoria collettiva di tutti.

Con la sua tredicesima vittoria, Amalfi sconfigge anche la cabala: era la diciassettesima volta che la città ospitava la Regata Storica e ha portato bene. Ancora una volta, non una sbavatura: tutti si sono divertiti con compostezza.
Dai belvedere e dalle balconate, dalle barche e sui traghetti è esploso il tifo di chi abita Amalfi e delle migliaia di turisti italiani e stranieri. Un’acclamazione da stadio che ha proseguito anche sulla terra ferma tra abbracci sinceri, urla di gioia e promesse mantenute.

Il boato che accompagna le vogate è tipico della curva e il mare si conferma ponte di civiltà. E mentre le sirene dal mare s’intrecciano con le trombe e i fumogeni azzurri che partono dalla spiaggia, la piccola e intrepida città lentamente va a dormire.

Solo nella giornata del Palio ad Amalfi sono passate circa 22 mila persone, oltre 20 le corse delle vie del mare che hanno fatto rotta da Salerno verso Amalfi e ritorno traghettando una media di 400 passeggeri a tratta.

«Questa non è solo una Regata, ma è la fede e la gioia di un popolo! La giusta coronazione di una festa molto importante che abbiamo voluto per tutti gli amalfitani che hanno atteso per sei anni, la ciliegina sulla torta di una tre giorni stupenda da tutti i punti di vista sia in termini di partecipazione, di qualità di contenuti, di ottima gestione dell’ordine pubblico e soprattutto di grande entusiasmo popolare», ha detto il Sindaco Daniele Milano.

Dietro le quinte una macchina organizzativa, che non è mai inciampata, di oltre 40 persone e poi centinaia di giornalisti, troupe televisive e cronisti che si sono immersi nello scenario di una città magica fatta di dedali, scorci mozzafiato, scalinate e case a grappoli fino a perdere la voce al grido di “Amalfi vince”.