C’è apprensione a Ravello per le sorti dello storico Monastero di Santa Chiara. La crisi di vocazione presto potrebbe costringere le tre suore a lasciare il Monastero con la conseguente chiusura dello stesso. La donazione al papa Francesco di immobili e proprietà nella Città della Musica. Il fatto raccontato da Emiliano Amato per l’agenzia Agi.
Dopo alterne vicende, il Dicastero di Roma ha decretato la soppressione del monastero di Ravello. Così due anni fa è stato nominato un commissario pontificio, un francescano del Santuario di Sant’Antonio di Padova, con l’incarico di censire tutto il patrimonio immobiliare dell’istituzione religiosa.
Tra le consorelle rimaste vi è suor Maria Cristina Fiore, 97 anni, a Ravello ininterrottamente dal 1955. Inferma, di lei si prendono amorevolmente cura suor Angela Maria Punnackal, di nazionalità indiana, e suor Massimiliana Panza, nolana di 46 anni.
Il valore stimato di tutto il patrimonio si aggirerebbe tra i 50 e i 60 milioni di euro. Le monache superstiti non vogliono abbandonare il monastero sia per scongiurare che i beni vengano assorbiti di diritto dalla federazione, sia perché non è mai stata fornita una chiara motivazione.
Assistite da un legale di fiducia, quindi, le monache hanno deciso – prima del commissariamento – di donare tutta la proprietà a papa Francesco, che accettava.
Ma la gioia delle consorelle è durata poco. Il Dicastero vaticano disponeva il trasferimento, immediato e perentorio, delle tre suore in tre diversi monasteri italiani. L’intento era chiaro: svuotare ed estinguere il monastero.
A oggi le monache restano sospese con il serio rischio di essere allontanate forzatamente da un giorno all’altro. Pregando per l’intervento, decisivo, del papa.
IL MONASTERO – Si tratta senza ombra di dubbio di una delle più antiche fondazioni francescane femminili. Nel corso dei secoli tante sventure si sono abbattute sulla perla della Costiera Amalfitana. Ciononostante, le suore hanno sempre continuato a sostenere gli abitanti di Ravello, non solo con la vicinanza spirituale ma anche con grande impegno nelle attività quotidiane.
Le Clarisse hanno affrontato le terribili carestie e pestilenze del XIV e XVII secolo, hanno resistito alle due guerre mondiali. Tra febbraio e luglio del 1944 si recarono presso il Monastero di Santa Chiara il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena, insieme al Principe Umberto. Sostennero la comunità monastica nelle attività educativa e lavorativa, con la ricostituzione dell’asilo infantile.
Il monastero custodisce inoltre tesori di grandissimo valore come una tela che ripropone la Madonna Assunta con San Francesco e Santa Chiara posta sull’altare maggiore, mentre nel catino della navata sinistra un affresco del 1297 mostra Cristo Benedicente, al di sotto del quale in una teca è conservata una statua del Cristo morto.