Un inno alla libertà e al dissenso. A Ravello, presso gli incantevoli Giardini del Vescovo, prenderà il via la presentazione del volume “Il dissenso al fascismo. Gli italiani che si ribellarono a Mussolini 1925-1943“. Appuntamento a sabato 6 maggio alle ore 10.30. I dettagli.
Che cosa fu il fascismo attraverso gli occhi di chi ha saputo dire no. Sabato 6 maggio, alle ore 10.30, presso i Giardini del Vescovo a Ravello, sarà presentato i libro dal titolo “Il dissenso al fascismo. Gli italiani che si ribellarono a Mussolini 1925-1943“, scritto a quattro mani da Mario Avagliano e Marco Palmieri.
Un vero e proprio inno alla libertà, a due settimane da quel 25 aprile sempre più motivo di discordia da alcune aree della politica. Che, invece di metter giù un triumvirato d’intenti, riescono a dividersi su questioni che, probabilmente, per qualcuno restano irrisolte.
All’incontro, aperto dai saluti del sindaco di Ravello, Paolo Vuilleumier, interverranno Luigi Mansi, consigliere comunale di Ravello con delega alla Cultura, Salvatore Amato, vice direttore dell’Archivio di Stato di Salerno e Alfonso Conte, docente di Storia Contemporanea all’Università degli Studi di Salerno. Coordinati da Emiliano Amato, direttore de Il Quotidiano della Costiera.
Le conclusioni sono affidate all’autore, Mario Avagliano, saggista, giornalista e storico, collaboratore con le pagine culturali del Messaggero e de Il Mattino.
“Stretti nella morsa fra repressione e consenso, i reduci dei partiti messi al bando e gli oppositori militanti del fascismo, ma anche coloro che erano semplicemente scettici, poco allineati o scontenti furono emarginati. Incarcerati, inviati al confino, costretti all’emigrazione e sottoposti al controllo occhiuto della famigerata Ovra – si legge nella nota di presentazione -. Gli spazi per esprimere dissenso con scioperi, proteste o in forme non organizzate e in ambito privato, erano limitati ed era rischiosissimo lasciarsi sfuggire anche solo una battuta di spirito, a causa delle spie e delle delazioni”.
A partire dai rapporti delle prefetture, delle questure e dei carabinieri, le relazioni della censura, del Pnf e dell’Ovra, i giornali, i diari e le lettere dell’epoca, gli autori ricostruiscono le storie di una minoranza di italiani. Che, all’indomani del delitto Matteotti e fino alla caduta del regime, continuò a esercitare il dissenso.