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Chi è Raniero Busco il fidanzato di Simonetta Cesaroni: storia vera

Il delitto di Simonetta Cesaroni, che è accaduto nel 1990 a Roma, rappresenta uno dei più incredibili casi di cronaca nera in Italia. Simonetta Cesaroni, di professione segretaria, è stata uccisa nel suo ufficio. Il suo fidanzato, Raniero Busco, è stato considerato a lungo uno dei principali sospettati.

Ma qual è la verità dietro a quell’omicidio? Raniero Busco è stato veramente l’assassino della sua fidanzata? Molte verità ancora in questo delitto rimangono avvolte nel mistero.

Il delitto di Simonetta Cesaroni

Era il 7 agosto del 1990 e Simonetta Cesaroni fu trovata priva di vita nel suo ufficio in via Poma a Roma. La ragazza aveva soltanto 19 anni e stava lavorando come segretaria nel corso di una sostituzione durante la stagione estiva. Il suo corpo presentava segni di cruda violenza, in quanto le erano state inferte decine di coltellate.

Chi sono Raniero Busco e gli altri sospetti

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Raniero Busco, il fidanzato di Simonetta a quell’epoca, passò subito come principale sospettato. In realtà bisogna dire che Busco aveva un forte alibi fornito dalla madre. Però il suo DNA era stato ritrovato sul corpo della ragazza uccisa, anche se questo non voleva dir niente apparentemente, perché loro avevano una relazione.

Tutte le circostanze e le prove, comunque, sembravano andare contro di lui. Dopo un lungo processo, però, Busco è stato assolto ed è stato dichiarato non colpevole. Dopo l’assoluzione, la vita di Raniero Busco non è stata più la stessa. Infatti, anche se è stato dichiarato innocente, continuava a gravare su di lui l’ombra del sospetto.

Che cosa fa oggi Raniero Busco? Nel corso degli anni il fidanzato di Simonetta Cesaroni ha cercato di rifarsi una vita, rimanendo comunque lontano dalla dimensione pubblica, anche se queste accuse infondate lo hanno perseguitato per sempre.

Ma c’erano altri sospettati rispetto a Busco. Per esempio, un altro principale sospetto è stato rappresentato da Pietro Vanacore, che era il portiere dell’edificio in cui Simonetta svolgeva il suo lavoro. Poi le indagini si concentrarono anche su Federico Valle, un ragazzo che viveva nello stesso edificio.

Nessuna di queste piste, però, portò ad una conclusione definitiva e il caso del delitto di Simonetta Cesaroni rimase praticamente irrisolto. Gli investigatori hanno esaminato ogni pista possibile, prendendo in considerazione i colleghi di lavoro e i vicini di casa.

La verità, comunque, rimaneva sempre sfuggente. Anche il DNA che era stato raccolto sulla scena del crimine non corrispondeva ad alcun sospettato e quindi c’erano prove insufficienti perché qualcuno venisse condannato in maniera definitiva.

Gianluca Rini

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