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Uno degli obiettivi della scienza che sembra irraggiungibile è costituito dalla possibilità di portare al ringiovanimento le cellule del cervello. Forse più che di scienza in questo senso dovremmo parlare di fantascienza, anche se non tanto, perché in realtà adesso arriva la risposta che sarebbe possibile ringiovanire il cervello.
Lo ha dimostrato uno studio dell’Università di Stanford, che si è occupata appositamente dell’argomento. Lo studio ha avuto delle implicazioni molto interessanti, perché verte sulla possibilità per la nostra mente eventualmente di tornare indietro nel tempo. Davvero un’opportunità da non sottovalutare, che oggi appare non più troppo lontana, almeno secondo quelli che sono stati i risultati della ricerca di cui stiamo parlando.
Gli esperti dell’Università di Stanford hanno studiato il tutto sui topi da laboratorio. Hanno utilizzato degli animali vecchi, a cui hanno somministrato del liquido cerebrospinale di topi più giovani. Questo liquido cerebrospinale, chiamato in gergo tecnico liquor, è molto importante per il cervello.
Infatti gli vengono attribuite delle funzioni fondamentali, come per esempio la capacità di proteggere la scatola cranica. Inoltre sembrerebbe avere delle proprietà che fino ad ora non sono molto conosciute, ma che sembrerebbero molto importanti per le funzioni cerebrali.
L’obiettivo era quello di riuscire a comprendere se, attraverso la somministrazione di questo liquido, potessero migliorare nei topi più anziani alcune funzioni cognitive, soprattutto quelle che riguardano la memoria.
Fino a prima di questa ricerca si ipotizzava che il liquor somministrato fosse in grado di fornire soltanto dei fattori di crescita e delle sostanze nutritive. Ma gli scienziati hanno visto adesso che la somministrazione di questo liquido cerebrospinale può avere anche degli effetti antinvecchiamento, nel senso di ripristinare e riattivare quei neuroni che sono più deteriorati e che si mostrano come invecchiati.
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Da questo punto di vista si tratta di uno studio molto importante ed interessante, perché, se venisse dimostrato che l’effetto antinvecchiamento si ha anche nelle cellule umane, sarebbe possibile aprire la strada a rintracciare dei trattamenti più agevoli per quanto riguarda terapie a sostegno di malattie neurodegenerative.
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Naturalmente si tratta soltanto per ora di un’ipotesi, perché si dovrebbero valutare i risultati del modello animale applicato ad uno studio più preciso sugli esseri umani. Quindi c’è bisogno di ulteriori ricerche perché gli scienziati ritengono di avere a disposizione un vero e proprio elisir antinvecchiamento.
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