Tutti assolti i nove imputati perchè “il fatto non sussiste”.
Si è conclusa così la lunga vicenda giudiziaria, iniziata nel 2016, e relativa alla linea di trattamento dei fanghi del depuratore di Positano. Lo scrive l’edizione digitale del quotidiano “Il Mattino”.
Ieri, dopo sette anni, infatti, i giudici della seconda sezione penale (presieduta da Lucia Casale) del Tribunale di Salerno hanno assolto i nove imputati da tutte le fattispecie delittuose che erano state loro ascritte.
Differente, invece, il discorso relativo alle fattispecie contravvenzionali, in relazione alle quali i giudici hanno dichiarato il non doversi procedere per prescrizione.
Gli (ex) imputati
Sotto processo, nel 2016, oltre al sindaco dell’epoca Michele De Lucia (che rispondeva anche di omissione d’atti d’ufficio), erano finiti anche Mariano Agrusta (che oggi presiede l’ Ausino, ente che gestisce la risorsa idrica nella parte settentrionale della provincia di Salerno), Matilde Milite, Giuseppe Vitagliano, Massimo Martucciello, Iolanda Giuliano, Domenico Bevilacqua, Franco Vaccaro e Raffaele Fata.
Il collegio difensivo è stato composto dagli avvocati penalisti Giovanni Torre, Maurizio Mastrogiovanni, Michele Sarno, Agostino De Caro, Felice Lentini, Carlo Di Ruocco, Roberto Lanzi, Riccardo Cafaro.
La vicenda
Per la procura della Repubblica di Salerno la linea di trattamento fanghi produceva emissioni in atmosfera senza l’autorizzazione prevista per legge.
Inoltre, con lo stesso criterio, si sarebbe proceduto allo smaltimento di questi rifiuti liquidi.
Si sarebbe trattato, secondo le accuse, di “sostanze sporche”: queste andavano trattate come rifiuti speciali e non immesse nel processo depurativo.
Le nove persone assolte, secondo le accuse, non avrebbero proceduto – consapevolmente – alla depurazione delle acque provenienti dagli impianti di depurazione e trattamento dei rifiuti urbani in località Rivo dei Mulini.
In conseguenza di ciò si determinava lo scarico nel mare antistante il comune di Positano di acque reflue fognarie non conformi ai parametri previsti per legge.
Nel dibattimento, però, in seguito alla disamina dei fatti, non ci fu alcun danneggiamento né deturpamento paesaggistico: per questo motivo lo stesso pubblico ministero aveva richiesto l’assoluzione degli imputati.