Martedì 18 maggio sono stati restituiti al Parco Archeologico di Pompei, presso il Museo Archeologico Libero D’Orsi di Castellammare di Stabia, tre frammenti di affreschi parietali del I sec. d.C. provenienti dalle Ville di Stabia, recuperati grazie all’azione del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (Nucleo di Monza).
Gli affreschi, provenienti da pareti decorate di Villa Arianna e Villa San Marco di Stabia erano stati trafugati verosimilmente a partire dagli anni Settanta del secolo scorso ed esportati illecitamente.
Gli accertamenti, a cura del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Monza, avviati nel luglio del 2020 nell’ambito di una più ampia attività investigativa finalizzata al contrasto del traffico illecito internazionale di beni archeologici, avevano portato al sequestro dei preziosi reperti.
“La restituzione di questi frammenti è significativa per più ragioni. – dichiara Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei – Intanto viene ricomposto, in entrami i casi, un contesto archeologico che era stato violato e che permette di restituire completezza allo scavo. Ogni reperto, costituisce un tassello importante della storia e della conoscenza di un luogo e va sempre tutelato e preservato. Ma soprattutto è una vittoria della legalità, contro il fenomeno degli scavi illeciti e del traffico di opere d’arte e reperti antichi, e una conferma dell’importante ruolo delle forze dell’ordine nella tutela del patrimonio culturale e della fondamentale collaborazione con le istituzioni del Ministero della Cultura.”
“Le collaborazioni con le autorità per il contrasto agli scavi illegali e al traffico illecito di reperti archeologici avviate sotto la direzione di Massimo Osanna sono una best practice che il Parco seguirà anche in futuro. – sottolinea Gabriel Zuchtriegel, Direttore del Parco archeologico di Pompei – Attraverso la valorizzazione dei siti nel territorio tra Stabia, Torre Annunziata, Boscoreale e Poggiomarino vogliamo inoltre contribuire a far emergere sempre di più l’immenso valore del patrimonio archeologico presente in maniera capillare in tutta l’area vesuviana. Reperti come l’iscrizione osca da porta Stabia, attualmente esposta alle Scuderie del Quirinale nella mostra ‘Tota Italia’, illustrano come la città di Pompei facesse parte di un paesaggio antico costituito di vie di comunicazione, ville, fattorie, necropoli e insediamenti rurali che vanno tutelati e valorizzati. Ringrazio a nome del Parco i Procuratori e i Carabinieri del Nucleo Tutela per il lavoro svolto.”
“Tornano al loro posto antiche opere di grandissimo pregio. – così il Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, Gen.B. Roberto Riccardi – La Bellezza che oggi celebriamo non è solo negli affreschi, è anche nella sinergia fra i rappresentanti delle istituzioni qui presenti, che hanno operato sentendosi figli della stessa storia. La Cultura che intendiamo valorizzare è anche quella della legalità”.
I frammenti erano pertinenti ad un ambiente scavato nel 2020 dal Parco Archeologico di Pompei, dove fu rinvenuto anche il graffito di Mummia, che ha fornito indicazioni sui possibili proprietari della villa. Tutto l’ambiente presenta una raffinata decorazione in III Stile con tre pannelli a fondo nero scanditi da candelabri databile tra il 35 e il 45 d.C.
Il ritrovamento dei reperti trafugati è avvenuto nel corso degli accertamenti avviati nel luglio del 2012 dai militari del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, nell’ambito di una complessa attività di indagine nei confronti di un sodalizio criminale dedito allo scavo clandestino ed alla ricettazione su territori nazionale ed internazionale di beni archeologici.
L’operazione aveva portato all’individuazione di una buca coperta da uno strato di lamiere, terra e coltivazioni, che conduceva ad uno degli ambienti di una villa romana. Contestualmente sono stati sequestrati anche i 3 pannelli affrescati, rimossi e pronti per essere esportati all’estero.
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