L’ospedale fantasma di Pogerola che nessuno vuole, viene scaricato anche dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Ruggi d’Aragona. Quella del presidio ospedaliero San Michele, costruito nella frazione di Amalfi, è una storia di abbandono che si arricchisce di una nuova pagina.
Lo scorso 21 dicembre il direttore generale dell’Asl di Salerno, Mario Iervolino, con apposita delibera aveva chiarito che tutti i beni mobili e immobili legati al presidio “Costa d’Amalfi” di Castiglione di Ravello sono annessi a quelli dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Ruggi d’Aragona e che, tra questi, dev’essere annoverato anche l’ex presidio ospedaliero “San Michele” di Pogerola.
Il 22 gennaio si è tenuta una riunione ASL e l’A.O.U. San Giovanni di Dio e Ruggi di Salerno per chiarire i presupposti giuridici e tecnici contenuti nella delibera non condivisi dall’Azienda Ospedaliera ritenendo che il Presidio di Pogerola non risulterebbe tra i beni immobili di proprietà del P.O. di Castiglione di Ravello, né risulta alcuna relazione funzionale tra le due strutture, né tantomeno il presidio risulta inserita nell’ambito di piani Ospedalieri Regionali.
In buona sostanza l’Ospedale di Pogerola non esiste e non ha alcuna funzione dichiarata e tanto meno un futuro sul quale lavorare. Per cercare di risolvere una questione che si trascina avanti ormai da diversi decenni, il 17 febbraio si è tenuto un apposito incontro su convocazione della Regione Campania, al fine di approfondire le tematiche poste sia dall’ASL di Salerno e sia dall’A.O.U. San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona.
Al termine dell’incontro è stato stabilito di costituire un gruppo di lavoro composto da professionisti nel campo giuridico-legale, appartenenti alle due Aziende interessate, con il compito di individuare a quale delle due strutture sanitarie appartiene il Presidio di Pogerola.
Una diatriba poco edificante per il nosocomio realizzato per garantire il massimo livello di sicurezza e di efficienza sanitaria per quanto concerne la Costiera Amalfitana. Nel mentre l’ASL ha sospeso la delibera con la quale il l’ospedale San Michele di Pogerola rientrava a far parte dei beni mobili e immobili facenti parte dell’A.O.U. proprio in attesa di quello che stabilirà il gruppo di lavoro che sarà costituito nelle prossime ore.
I cittadini della Costiera Amalfitana sperano che la struttura sanitaria possa prima o poi essere messa in funzione e non rimanere l’eterna incompiuta del nostro Paese. Il “San Michele” avrebbe dovuto rappresentare un polo d’eccellenza per gli abitanti della Divina e i turisti. Una struttura sanitaria capace di rispondere alle esigenze del territorio s’è invece trasformata nella più triste delle incompiute.
Un ospedale di quattro piani, costato circa 24 milioni di euro, terminato nel 1989 e mai inaugurato nonostante un bando per cinque primari e 300 infermieri. Nemmeno un giorno di lavoro, perché all’epoca nessun ospedale sotto i 100 posti letti poteva operare. Eppure ancora oggi nell’ospedale di Pogerola di Amalfi si contano dieci stanze, ognuna con quattro attacchi per l’ossigenazione e un potenziale di 40 posti di terapia intensiva.
La prima pietra venne posata nella seconda metà degli anni Settanta, ma i lavori si interruppero quasi subito, in attesa di soldi e autorizzazioni. Tra blocchi e ripartenze la costruzione fu ultimata alla fine degli anni Ottanta. Il nosocomio fantasma è stato costruito a 350 metri sul livello del mare, inerpicata tra sinuosi tornanti.
Se da un lato i pazienti avrebbero potuto godere di una vista meravigliosa, dall’altra l’accessibilità sarebbe stata a problematica. È uno dei motivi per i quali l’ospedale non è mai entrato in funzione. Un vero e proprio paradosso: una struttura da oltre 24 milioni di euro che non è stata messa in funzione perché le ambulanze non sarebbero riuscite a transitare. In particolare la rampa d’accesso al Pronto soccorso risultava troppo stretta.
Nel corso degli anni si sono susseguite le proteste dei cittadini della Costiera ma che non hanno portato a nessun intervento da parte delle istituzioni che potesse cambiare una situazione che si trascina orma da quasi mezzo secolo.