Tra i tanti personaggi di rilievo nati ad Amalfi, certamente Pietro Scoppetta, un artista di notevole versatilità e straordinario talento, viene ricordato come uno dei più importanti sotto il profilo culturale. Questo artista, nato proprio ad Amalfi nel 1863, iniziò il suo percorso di formazione dedicandosi agli studi di architettura ma ben presto decise di abbandonarli per seguire la sua autentica passione artistica. Fu sotto la guida illuminata di Giacomo Di Chirico che Scoppetta perfezionò le sue abilità artistiche, aprendo la strada a una carriera che avrebbe impresso un’impronta indelebile nel panorama artistico dell’epoca.
Gli inizi nel mondo della pittura
Nel 1891 Scoppetta si trasferì a Napoli, dove ebbe l’opportunità di immergersi in un contesto caratterizzato da profondi mutamenti culturali e urbanistici. In questo contesto dinamico, il pittore dimostrò il suo eccezionale talento nell’arte della rappresentazione, concentrando la sua maestria sulla sua amata terra natia, la costa di Amalfi e la Valle dei Mulini. Le sue opere vennero esibite con orgoglio in numerose mostre organizzate dalla Società Promotrice di Napoli.
La vita culturale di Napoli in quel periodo era in fermento e ovviamente non c’erano mezzi moderni per vivere quei cambiamenti comunque epocali. Non esistevano infatti PC, tablet o smartphone tramite cui godere di una quotidianità diversa fatta di serie tv, cinema, scommesse sportive o giochi online. D’altronde, erano interessi evidentemente (e come già ribadito) non ancora emersi. Di conseguenza servivano luoghi fisici in cui, invece, esprimere talento e cultura.
Con la nascita di raffinati luoghi di aggregazione come il café-chantant Salone Margherita e il Caffè Gambrinus, che in breve tempo divennero fulcri della Belle Époque napoletana, arrivò anche una svolta per il pittore. Il Gambrinus in particolare ebbe un ruolo di grande rilievo per Scoppetta, che si guadagnò l’opportunità di dimostrare le sue abilità quando, tra il 1889 e il 1890, gli fu affidato l’incarico di decorare le sue volte insieme ad altri illustri artisti dell’epoca napoletana.
Come molti altri artisti del suo tempo, Scoppetta coltivava anche una professione alternativa e lavorava come illustratore per diverse riviste, tra cui spiccano la Cronaca partenopea, La tavola rotonda e Illustrazione Italiana, collaborando con la prestigiosa casa editrice Treves.
Il periodo parigino
Nonostante il suo notevole successo commerciale e l’apprezzamento della critica, con estimatori illustri come il re Umberto I e il principe di Sirignano, Scoppetta prese una decisione coraggiosa, quella di lasciare l’Italia per un periodo di residenza all’estero. Trascorse del tempo sia a Londra che a Parigi.
Proprio nella capitale francese, in cui visse tra il 1897 e il 1903, Scoppetta si unì a una comunità di pittori napoletani affascinati dalle influenze borghesi della Belle Époque. In questo periodo, si inserì nel movimento degli artisti italiani filoimpressionisti, anticipando il grande Giuseppe De Nittis.
L’esperienza parigina ebbe un profondo impatto sul suo stile pittorico, portandolo a incorporare elementi dell’impressionismo nella sua tecnica, che si fuse in modo armonioso con le vivaci tonalità della scuola napoletana.
Oltre a una trasformazione stilistica, la citta transalpina finì per influenzare anche la scelta dei soggetti delle sue opere. Abbandonando le rappresentazioni paesaggistiche, Scoppetta si concentrò sulla vita borghese, riuscendo magistralmente a catturare l’ottimismo e la tensione verso il futuro che caratterizzavano quell’epoca.
Dopo il 1910, Scoppetta lasciò Parigi per stabilirsi a Roma. Alla sua morte, nel 1920, la Biennale di Venezia gli dedicò una sala personale, in cui furono esposti ben trentacinque dei suoi dipinti, a testimonianza della sua notevole importanza nell’arte del suo tempo