Se non fosse per qualche fonte bibliografica, per il ricordo di alcuni anziani e per l’attenzione da parte di alcuni coltivatori “illuminati”, le “peschiere” dei terrazzamenti della Costiera Amalfitana sarebbero, probabilmente, già cadute nel dimenticatoio.

Ma, purtroppo, la loro situazione esprime, ancora oggi, l’abbandono dei terrazzamenti della Costiera Amalfitana, che nel 2019, secondo il Piano per la Gestione del Sito Unesco, si attestava al 21% del totale dei terreni e, attualmente, seppur non ancora quantificata precisamente, sarebbe ulteriormente aumentata mettendo a rischio la stessa prosecuzione, almeno per come conosciuta finora, della florida coltivazione dello “sfusato amalfitano”.

Le “peschiere” erano cisterne una volta utilizzate per l’irrigazione delle terrazze non raggiunte dalle canalizzazioni, il cui nome è dovuto alla pratica di allevarvi anguille – sono un documento pregiato della società agricola della Costiera, ma oggi sono, infatti, nella stragrande maggioranza dei casi inutilizzate o in rovina. Larghe tra i quattro ed i cinque metri, lunghe tra gli otto e i dieci, alte tra i due ed i tre.

L’impossibilità di realizzare nuovi volumi ha indotto molti proprietari di “peschiere” a coprirle, mascherandole da “rudere”, in modo da poter poi ottenere una legittima autorizzazione per restaurarle e destinarle ad abitazione. Ciò ha portato, inevitabilmente, ad una perdita delle funzionalità delle cisterne, laddove presenti, e ad aumentare gli sprechi d’acqua: le peschiere, infatti, erano attrezzate per raccogliere non soltanto le acque piovane, ma in molti casi perfino quelle di trasudazione della roccia, oggi non più sfruttabili in molti casi.

E fu proprio nel Piano di Gestione del Sito Unesco, nel 2019, che si pensò ad un’attività di recupero delle peschiere, al momento mai effettuata: nessuna traccia, al momento, del loro censimento, della valutazione del loro recupero efficiente in un piano.

Altro aspetto da considerare è quello della definizione di modifiche da introdurre negli strumenti urbanistici comunali e sovraordinati per consentire il riuso dei manufatti censiti ed anche la definizione di normative che in cambio consentano di ampliare le volumetrie delle abitazioni pre-esistenti, da destinare a strutture ricettive, per preservare le peschiere stesse.

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