Emigrò da Atrani giovanissimo nella Parigi multietnica degli Anni Sessanta, intercettando le nuove tendenze culturali con la sapienza dei mercanti dell’antica repubblica marinara: per questo motivo Vittorio Perrotta, imprenditore di origini atranesi, è stato scelto come nuovo “Magister” della Cultura Amalfitana.
Ieri sera, in Largo Piccolomini ad Amalfi, come da tradizione, il momento prodromico all’investitura che si terrà, come di consueto, nel pomeriggio di oggi, dinanzi la chiesa di San Salvatore de’Birecto ad Atrani: la lunga intervista al “Magister” dell’anno, in cui ha svelato i segreti del suo successo e ha aperto le porte del suo cuore al pubblico, raccontando una lunga vita fatta di sogni, speranze e, soprattutto, di tanto ottimismo.
Il padre, sarto, lo teneva a bottega per trenta lire al mese, con cui acquistava dispense di lingue straniere che studiava con passione. Aveva già in mente che la leva del suo successo sarebbe stata la conoscenza Vittorio Perrotta. Da Montemiletto, durante la guerra, ritornò ad Atrani, paese della madre. Da qui prende il via una storia di cui parla in un libro, 627 scalini, che è stato al centro della lunga ed appassionata intervista “moderata” dal giornalista de “Il Mattino” Mario Amodio. E che metterà a frutto, ha assicurato, nella messa a punto di un luogo capace di celebrare anche la sua storia di famiglia.

Una vita, quella di Perrotta, che a differenza di quella di molti amalfitani della sua epoca non era completamente in simbiosi con il mare con cui, anzi, non aveva un buon rapporto (“Mi incastrai al di sotto di uno scoglio dopo una mareggiata“). Era, però, un bravo pattinatore, figlio di un babbo molto severo (“Mi picchiava con la cintura, come si faceva al tempo, ma quando aprii il mio primo negozio, fu contento“)
Una vita fatta di sensazioni, incontri fortuiti con personaggi chiave che hanno contribuito, direttamente o indirettamente, a costruire il suo successo, ma anche di aneddoti, da quando con una vittoria al banco lotto di millecinquecento franchi riuscì ad acquistare i primi tessuti, base per il suo business.
Ma fu proprio ad Atrani che conobbe la sua prima moglie, dando vita, poi, al sogno di costruire la sua vita a Parigi: fu nel 1960 che scelse di sposarsi lavorando con il suocero, nella sua bottega d’Oltralpe.
La storia d’amore durò davvero poco: i primi incassi non furono particolarmente rosei. Nel primo giorno al mercato vendette una sola cravatta per tre franchi. Senza conoscere il mondo dei tessuti, tuttavia, Perrotta non si perse d’animo iniziando a fare da sé le confezioni, acquistando rimanenze che poi sarebbero state denominate “outlet”.
Perrotta costruì la sua ricchezza ed il suo successo facendo sacrifici, risparmiando molto, giorno dopo giorno: “La prima cosa da fare, quando si inizia a lavorare, è quella di non sprecare: mettevo da parte l’equivalente, o anche in più, delle trenta lire che guadagnavo con mio padre prima di iniziare autonomamente con il mio business“.

Il suo percorso, seppur di grande successo, non fu privo di disavventure, che il più delle volte gli crearono non poche difficoltà nel lavoro. Una vita, in sintesi, fatta di bizzarrie ed affari sempre nuovi, di “reinvenzioni” continue, da vero e proprio “self made man” con la sapienza e la resilienza dei mercanti e dei navigatori amalfitani.
La vita coniugale non si fermò alla prima moglie: Perrotta, infatti, si sposò tre volte. La seconda moglie fu di grande aiuto nell’apertura del primo negozio.
Tanti gli incontri positivi: su tutti quello con Cacharel, magnate francese della moda, che portò al salto di qualità nell’attività professionale. Capì che il pubblico desiderava grandi marchi, con i quali lavorò, aprendo ben dieci negozi in giro per il mondo.
In chiusura Perrotta, scelto come “Magister” proprio per la sua capacità indubbia di rappresentare un modello per i giovani del nostro territorio, non ha dimenticato di dispensare alcuni “segreti” di sicuro successo per tutti coloro che vogliano cimentarsi in una vita da imprenditore. Mostrando, dunque, tutta la sua grande umanità, espressa dall’indubbia capacità di partire da zero e coltivare sempre nuove passioni, da tradurre in occasioni di successo imprenditoriale con le quali dare lustro alla sua comunità di appartenenza.
“Dappertutto si può fare fortuna, bisogna cogliere il momento opportuno ed avere l’idea – ha commentato Perrotta, ricordando una recente storia di successo fatta da giovani amalfitani – Due ragazzi di Amalfi sono a Cuba ed hanno aperto un ristorante che è il migliore nell’isola. Ai giovani sento di consigliare di riflettere e trovare idee. Ma io credo che, come diceva mio padre, il miglior piatto è l’appetito ed il segreto del successo la necessità. Quando ho iniziato il lavoro nei mercati avevo la necessità di lavorare. Altro sprone sono anche gli insulti che a volte si possono ricevere: quando mi dicevano che non ero capace ero spinto a fare sempre di più“.

L’ultima foto del suo libro, 627 scalini, lo ritrae mentre sale la scala del salvatore di Atrani, dove fu battezzato e dove, per un piacevole caso di una vita vissuta in giro per il mondo, sarà nominato Magister della Civiltà Amalfitana.
“Sono fiero di questa nomina ma non mi piace essere troppo sotto i riflettori. Dedico il mio titolo al mio amico Emiddio Paladino: era fiero di me e sarebbe stato molto contento di questo titolo, mi dispiace molto che non sia qui“, ha concluso commosso Perrotta, non prima di essere omaggiato dall’amministrazione comunale di un “Tarì” corredato di un bracciale, ed un’opera artistica in ceramica che lo ritrae con la veduta di Atrani, il suo borgo di origine, alle spalle.
A rendere gli omaggi del territorio amalfitano al nuovo “Magister” che staserà sarà “investito” della carica i sindaci di Atrani, Luciano De Rosa Laderchi, e di Amalfi Daniele Milano. Quest’ultimo ha così commentato l’investitura di Perrotta: “Prima di ogni altra cosa gli amalfitani sono stati dei mercanti, perciò conferiamo un riconoscimento a una persona che si è distinta in un campo familiare al nostro popolo. Una grande occasione per noi per celebrare chi è partito dal nostro territorio, ma soprattutto il modo di fare i complimenti a chi è partito da qui. È un premio che viene dal territorio, dai cittadini della Costiera, e per la Costiera“.
Un ruolo, quello dell’imprenditore, ribadito anche dall’assessore Enza Cobalto: “Per me Vittorio Perrotta era una leggenda. Ma qui ad Amalfi ho conosciuto una persona che è andata ben oltre le sue capacità imprenditoriali, che non si possono racchiudere in un’intervista di un’ora nè in un libro. È il sunto di quanto di buono questa terra può dare“.
Il direttore del Centro di Studi Amalfitani Giovanni Camelia, storico dell’arte, ha ricordato, in conclusione, il “ruolo pedagogico” del Capodanno Bizantino: “Questo per via del fatto che i personaggi che sono scelti dalla commissione sono sempre esemplari, in quanto costituiscono un modello nei campi degli studi, dell’arte, dell’economia, della civiltà Amalfitana in generale“.
