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Umberto Bindi è riconosciuto come uno dei più importanti cantautori del mondo della musica italiana. Basti pensare ad alcuni successi che sono rimasti indelebili nel campo musicale italiano, come Il mio mondo e Il nostro concerto.
Il successo di Umberto Bindi è davvero straordinario, anche se non sono mancate le difficoltà nel corso della sua carriera. Si dice, infatti, che sia stato cacciato dalla Rai negli anni ’60, per alcune discriminazioni che lo stesso artista avrebbe subito dopo la sua partecipazione al Festival di Sanremo del 1961. Ma ci sono stati anche gli ultimi anni della sua vita che sono stati piuttosto complicati per le condizioni economiche.
Umberto Bindi negli ultimi anni della sua vita ha avuto diverse difficoltà a livello fisico, problemi di salute che lo hanno portato ad allontanarsi dalle scene del mondo del piccolo schermo e dalla musica. Lui si definiva l’artista cicala, che ama più la musica che le parole.
Inizialmente la sua carriera fu piena di successi, infatti Umberto Bindi viene considerato tutt’oggi uno dei più illustri esponenti di quella che viene definita la scuola genovese. Esordì al Festival di Sanremo nel 1961 a soli 29 anni portando la canzone Non mi dire chi sei. Poi tornò sul palco dell’Ariston nel 1996 con i New Trolls con il brano Letti.
Ma gli ultimi anni furono molto difficili, anche perché i problemi di salute lo hanno afflitto. Ricordiamo a questo proposito che a Umberto Bindi sono stati impiantati quattro bypass. Lo stesso Gino Paoli, molto amico di Umberto Bindi, ha lanciato un appello alla stampa, chiedendo che al collega venissero riconosciuti i benefici a sostegno degli artisti, secondo i principi della Legge Bacchelli.
Umberto Bindi negli ultimi anni della sua vita visse praticamente in povertà. Alla fine il vitalizio fu accettato, ma arrivò troppo tardi, perché Bindi si è spento la sera del 23 maggio 2002 all’ospedale Spallanzani di Roma.
Uno dei suoi eredi, Massimo Artesi, dopo la morte di Umberto Bindi, ha deciso di fare chiarezza sul perché arrivano pochi proventi dalle opere del grande artista. Per questo ha presentato un atto di citazione al Foro di Roma, chiedendo alle società discografiche di far presenti quali sono i contratti in base ai quali ancora oggi vengono diffuse le canzoni del maestro.
Secondo questo atto di citazione, Bindi avrebbe subito un vero e proprio esproprio. Gli eredi sospettano che l’artista avrebbe firmato contratti poco vantaggiosi, arrivando ad un vero e proprio sfruttamento delle sue opere, che gli fruttarono così poco denaro da finire in povertà.
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