Tina Anselmi-Una vita per la democrazia è il titolo del film che verrà trasmessa questa sera su Rai Uno in vista della Festa della Liberazione. Nella vita Tina Anselmi è stata una valida partigiana oltre che politico, motivo per cui ricordarla oggi è un dovere. Ecco qualche curiosità sul film e su questa donna speciale.
Questa sera, in vista della Festa della Liberazione, andrà in onda un film evento dedicato alla vita e all’operato di Tina Anselmi, la prima ministra della storia italiana. Ad interpretare la protagonista la bravissima Sarah Felberbaum mentre il registra è Luciano Manuzzi. Si tratta quindi di una festa molto importante per celebrare la figura delle persone che, come lei, hanno dedicato la vita al benessere altrui.
Il motto del film è ” Se vuoi cambiare il mondo, devi esserci” in quanto solo chi agisce per tutelare gli altri riesce ad ottenere successo in questo settore. Bisogna quindi trovare la forza per lasciare la paura da parte e non farsi assoggettare da chi, invece, fa di tutto per avere la meglio su chi non ha la forza di ribellarsi.
Quella di Tina Anselmi è stata una vera e propria missione e per questo la ricordiamo ancora oggi. La donna si è fatta sempre portavoce della Democrazia e grazie alla sue ideologie molti traguardi sono stati raggiunti negli anni. Il film verrà dunque trasmesso su Rai Uno a partire dalle 21,25, ma sarà possibile seguirlo anche sull’App di Rai Play sia in streaming che in replica.
In molte occasioni la politica Tina Anselmi viene ricordata con un nome che con lei non sembra avere alcun tipo di legame. Ci riferiamo al soprannome di Gabriella. Ma per quale ragione Tina si faceva chiamare Gabriella? In realtà la risposta a questa domanda è davvero molto semplice e noi ve la forniremo nelle prossime righe.
Tina aveva scelto l’appellativo di Gabriella proprio quando aveva deciso di diventare una partigiana. All’epoca appartenere a questo movimento era qualcosa che andava contro alle direttive del Governo. Per questo motivo tutti i partigiani potevano essere arrestati e in molti casi anche uccisi. Come se tutto questo non bastasse, nazisti e fascisti erano soliti prendersela anche con le famiglie dei partigiani e per questa ragione gli stessi utilizzavano dei nomi fittizi per proteggere i propri cari. Ecco spiegato il motivo della sua scelta.
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