Il film Paolo Borsellino ripercorre la vita del magistrato che ha sfidato la mafia. Ci sono, però, alcune differenze tra la storia reale e quella rappresentata nel film.
Contesto e personaggi
Paolo Borsellino, insieme a Giovanni Falcone, è una delle figure più celebri nella lotta alla mafia in Italia. La sua storia, così come quella di Falcone, è stata spesso rappresentata nel cinema e in televisione. Tuttavia, come spesso accade nelle rappresentazioni cinematografiche e televisive, ci sono state alcune discrepanze rispetto alla realtà.
Differenze nei dettagli e nelle scene
Il film inizia con l’omicidio del commissario Ninni Cassarà. Nella pellicola, Cassarà viene ucciso da un commando di mafiosi nascosti dietro gli alberi e la macchina che lo scortava era una Fiat Regata. In realtà, i mafiosi si erano appostati sulle finestre e sui piani dell’edificio di fronte e l’auto era una Alfetta. Inoltre, nel film, Ninni Cassarà è rappresentato senza baffi, ma nella realtà li aveva.
Nel 1980, il figlio di Borsellino, Manfredi, viene rappresentato come un adulto, nonostante avesse solo nove anni. In una scena, Manfredi afferma di aver studiato tutta la notte la Truffa e la Rapina, ma Borsellino ricorda quanto fosse arduo l’esame di procedura penale. In realtà, questi argomenti appartengono al programma di Diritto Penale.
Differenze nella rappresentazione dei personaggi
Nel film, l’autista Costanza, che era un civile del Ministero di Grazia e Giustizia, viene rappresentato come un membro della scorta, armato e con il giubbotto antiproiettile. Inoltre, il personaggio di Emanuela Loi viene rappresentata con i capelli neri, ma nella realtà aveva i capelli castani.
L’intervista che Borsellino rilascia a Lamberto Sposini per conto del TG5 si svolge nell’abitazione del giudice e non nel suo ufficio in Procura, come invece viene mostrato nel film. Inoltre, quando Borsellino e Falcone parlano del rapporto con Buscetta durante l’infanzia, affermano di averlo conosciuto all’età di 8 anni. In realtà, Buscetta era nato nel 1928, mentre i giudici circa una decina d’anni più tardi.
Mancanza di personaggi significativi
Nel film, non viene trattato il personaggio di Rita Atria, testimone di giustizia che Paolo Borsellino incontrò nel 1991 quando era a Marsala e al quale ella si legò moltissimo. Rita Atria si suiciderà una settimana dopo la strage di Via D’Amelio.
Differenze nelle auto
In alcune scene i convogli di Falcone e Borsellino sono composti anche da vetture come Fiat Tempra, Alfa Romeo 75 e Lancia Thema: in realtà erano composti unicamente da Lancia Thema e da Fiat Croma, l’auto “blindata di stato” dell’epoca. Inoltre, in una delle scene successive all’omicidio del capitano Basile, si intravede una Fiat Marea con livrea della Polizia. Tale automobile all’epoca non esisteva, essendo stata prodotta a partire dal 1997.