Cielo, terra e mare. Passato, presente e futuro si fondono in un equilibrio perfetto negli angoli più nascosti della Costa d’Amalfi. Così vicini ma, al tempo stesso, così distanti da quelli brulicanti di turisti, croce e delizia di un territorio che sa sempre sorprendere nella sua semplice magnificenza.

Dal cuore storico di Scala, la città più antica della Costiera Amalfitana, non c’è tanta strada da fare per potersi immergere quasi in un piano parallelo alla realtà: a segnarlo, gli inebrianti profumi di una primavera che, dopo un avvio dirompente, si è quasi rintanata per far spazio agli ultimi strascichi di un inverno insolitamente mite, ancor più di quanto non lo sia di consueto nella terra dell’infinito.

Al Palazzo Pascal, cui si accede di fianco la chiesa della Santissima Annunziata, sembra quasi di sovrastarlo: se Ravello è la città dell’amore, del sentimento, del romanticismo malinconico dettato dal paesaggio a fare da spartito ideale alle note wagneriane che ne racchiudono l’essenza, invece, Scala è quella della fede e della meditazione. Dell’ora et labora. Di una dimensione monastica del vivere altrove quasi scomparsa sotto la pressione della modernità. A cui, però, non si può completamente rinunciare per restare al passo con i tempi.

Senza tempo è, però, il fascino di una struttura, su cui ha scommesso la famiglia Sorrentino (a gestirla Pasquale Sorrentino e Madalina Ionela Grigorie), unica nel suo genere, dove convivono atmosfere nobiliari e suggestioni conventuali. C’è il chiostro con l’arco gotico rivestito di edera rampicante, una croce di origine templare a rendere ancor più mistica la cantina. Un giardino mediterraneo di circa un ettaro, circondato da ulivi secolari. Una gran varietà di ambienti interni, graziose, riservate e confortevoli camere con vista. Un magnifico vigneto risalente al 1700, al cui interno sorge una dependance ricavata proprio dalla residenza che ospitava un tempo il mezzadro che la curava. Il vero cuore pulsante di un grande orto in cui, un tempo, era onorata la tradizione della coltivazione delle erbe officinali, un vero e proprio vessillo dell’entroterra della Divina dei tempi che furono.

Che con le loro proprietà terapeutiche, un tempo salvifiche in una società arcaica priva degli attuali ben più potenti farmaci sintetici, rivivono a rigenerare il palato e l’animo in cocktails che provano a identificarsi nel territorio più che inseguire mode e tendenze dilaganti.

Ed ecco che a far rivivere un connubio tra l’atmosfera della  dolce vita che ha rappresentato il volano per la Costa d’Amalfi soprattutto a partire dai mitici anni ’60, e l’evocazione delle radici più che millenarie dell’edificio, c’è il “Berry Bar”. Un nome easy, orecchiabile, tourist-friendly ma non troppo esterofilo, scelto non a caso, che richiama, nei loro nomi anglosassoni, quelli dei principali frutti di bosco che sono i protagonisti di tutti i suoi drink. Che avranno la capacità di spaziare ben oltre i confini del Belpaese, anche per venire incontro ad una clientela internazionale particolarmente diversificata, accolta secondo i canoni del buon gusto dalla caporicevimento Lidia Lodato.

Un vero e proprio viaggio nel mondo – commenta il bartender Gianluca Gaudiello, che vanta un’esperienza ventennale in luxury hotels – anche guardando oltreoceano, con prodotti messicani, a cominciare dalla tequila messicana fino ad arrivare ai rum caraibici, ai pisco cileni e peruviani, ai distillati della Nuova Zelanda, ai Whisky giapponesi

Con un drink, in particolare, a fare da punta di diamante, ispirato alla bellezza ed alla leggiadria delle dive e dei tanti personaggi illustri che in più occasioni hanno fatto visita ai luoghi più magici della Costiera Amalfitana, da Greta Garbo a Jacqueline Kennedy ad Ingrid Bergman.

Gli ulivi secolari ritornano a tavola e danno il nome al ristorante della struttura, che, non a caso, impiega i prodotti dell’orto dell’albergo. Il tutto in un ottica pienamente green e sostenibile: dalle modalità di coltivazione bio, alle cannucce fatte di materiali vegetali in nome della sostenibilità. A rendere sempre più vivo quell’amore per il territorio necessario tantopiù in un momento  come quello odierno in cui la salvaguardia dell’ecosistema è fondamentale, in un’area, come la Costa d’Amalfi, che è patrimonio dell’Umanità per l’Unesco e che è riserva mondiale della biosfera. Che si ritrova non soltanto nella vista mozzafiato che si gode dal terrazzo, ma anche nelle vedute che si trovano racchiuse nelle ceramiche artistiche che ornano gli interni e gli esterni della struttura.

Dal buon bere a piatti che appagano i cinque sensi, opera dello chef Luca Mammato di Minori, che provano a superare il gourmet ritornando alla tradizione reinterpretata in chiave creativa, come accade, ad esempio, nei tagliolini al limone.

Non mancheranno anche, inoltre,  serate all’insegna della buona musica, ad impreziosire l’atmosfera delle serate tardo-primaverili ed estive. Ideali, perchè no, anche per svolgervi suggestivi e riservati eventi.