Sul legame tra Licio Gelli e la morte di Mino Pecorelli si sono scritte e dette tantissime cose negli oltre quarant’anni dall’omicidio del giornalista.

Un omicidio nel cuore della politica italiana

Mino Pecorelli, fondatore della rivista “Osservatore politico”, veniva brutalmente assassinato nella sua Citroen 2000 CX verde, il 20 marzo 1979. Un fatto di sangue che ha lasciato un segno profondo nella storia politica italiana. Molti puntano il dito contro un uomo enigmatico: Licio Gelli, il capo della loggia P2.

Un giornalista scomodo

Pecorelli non era un giornalista qualunque. Attraverso la sua rivista, portava alla luce complotti e affari sporchi, esponendo verità scomode sul cuore oscuro dello Stato italiano. Le sue fonti erano personaggi di spicco, come il capo del Sid dell’epoca Vito Miceli, il generale Maletti, il capitano La Bruna dell’Ufficio D, il direttore dell’Ufficio affari riservati del ministero dell’Interno Federico Umberto D’Amato, e persino Silvio Berlusconi.

Licio Gelli e la P2

Tra le figure centrali della vita di Pecorelli troviamo Licio Gelli, il capo della loggia P2. Pecorelli era membro della P2 e cercava di carpire informazioni e trovare nuovi contatti. Ma non era un uomo che amava essere manipolato. Pecorelli, infatti, chiese poi di uscire dalla loggia con una lettera rancorosa indirizzata a Gelli.

Un movente ancora oscuro

Chi ha ucciso Mino Pecorelli e perché? La domanda rimane ancora senza risposta. Uno dei sospetti è Giulio Andreotti, come rivelato dal pentito Tommaso Buscetta, che attribuisce l’omicidio Pecorelli alla mafia siciliana, precisamente a Bontate e Badalamenti, su richiesta dei cugini Salvo contattati da Claudio Vitalone, braccio destro di Andreotti.

Ma c’è anche un’altra pista: Pecorelli aveva rivelato di poter entrare in possesso di alcuni fascicoli Sifar che contenevano materiale scottante, ma di aver bisogno di soldi per acquistarli. Alcuni di quei fascicoli furono poi trovati nel 1981 a casa di Licio Gelli in Uruguay. Lo stesso Gelli fu indicato come mandante in una telefonata anonima.

Un caso ancora aperto?

Dopo quaranta anni, il caso Pecorelli è ancora avvolto nel mistero. La sorella di Mino Pecorelli ha chiesto recentemente la riapertura del caso, sulla base di una vecchia dichiarazione dell’estremista di destra Vincenzo Vinciguerra. L’inchiesta potrebbe portare a nuove scoperte, anche se ci sono ancora molti dubbi. Mentre si attende una possibile riapertura del caso, la verità sull’omicidio di Mino Pecorelli rimane ancora oscura.

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