Entro il 2099 perderemo una quantità di ore di sonno compresa tra 50 e 58 nel corso di un anno. Dei numeri significativi, se consideriamo che questa situazione è già in atto. Ad analizzare la questione è stato uno studio, i cui risultati sono stati pubblicati su One Earth, che mette in evidenza proprio il fatto che potrebbero esserci delle ricadute notevoli sul nostro modo di dormire.

Il motivo di tutto questo potrebbe essere costituito dai cambiamenti climatici. Se non riusciremo a ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, si creeranno le condizioni per delle temperature sempre più elevate, che, tra gli altri effetti negativi per la nostra salute, ci impediranno di dormire serenamente.

Come è stata svolta la ricerca

La ricerca è stata messa a punto tenendo conto delle informazioni raccolte da alcuni dispositivi, come gli smartwatch, in grado di tenere sotto controllo le varie ore di sonno, indossati da più di 47mila adulti, in 68 diversi Stati del pianeta.

In particolare sono stati analizzati tantissimi dati (si parla di più di 7 milioni di informazioni e di 10 miliardi di dettagli che riguardano il sonno nelle ore della notte). Il periodo preso come punto di riferimento è quello che va dal 2015 al 2017. A tutte queste informazioni sono state integrate anche delle caratteristiche biometriche, le localizzazioni e i dettagli del meteo nelle varie località prese in considerazione.

È stato osservato che già la condizione in questione è presente in varie parti del mondo. Attualmente, infatti, perdiamo già 44 ore di sonno ogni anno proprio a causa del caldo. Entro il 2099, come abbiamo visto, si passerà poi a 58 ore di sonno, se non verranno attuati dei cambiamenti significativi.

In caso contrario, se si metteranno in campo delle azioni per la riduzione degli effetti del cambiamento climatico e delle elevate temperature, si potranno perdere 50 ore entro quello stesso periodo di tempo.

Alcuni dati rilevati dallo studio

È stato visto che già il caldo influenza ampiamente il sonno della notte. Non si parla nello specifico soltanto della durata in termini di ore, ma anche della qualità. Basti pensare che, con una crescita di un grado delle temperature minime, la sofferenza nei confronti del caldo delle persone anziane corrisponde al doppio.

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I ricercatori hanno spiegato anche che in genere coloro che vivono in Paesi poveri hanno un grado di sofferenza più elevato rispetto a chi vive in Paesi più ricchi. Inoltre le osservazioni hanno permesso di considerare che le donne soffrono di più rispetto agli uomini proprio a causa del caldo.

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La ricerca ha messo in evidenza che, nel caso in cui le temperature minime nel corso della notte superano i 25 gradi, aumenta del 3,5% la probabilità di compiere un riposo notturno di meno di 7 ore. Basta soltanto una notte con una temperatura più alta di 30 gradi per dormire un quarto d’ora in meno.

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