La figura di Nerone è intrinseca di contraddizioni. Famoso per l’incendio di Roma e per la gioia con cui la vede bruciare. Ma realmente Nerone bruciò la città? La verità dopo le menzogne.
Nerone, ha incendiato realmente Roma?
Un evento apocalittico che ha visto le fiamme ardere per nove lunghi giorni sulla capitale Romana nel 64 d.C. Un incendio che ha distrutto quasi i 2\3 della città, ma non è l’unico motivo per cui è famoso. Molti credono che sia stata opera di Nerone, l’imperatore pazzo.
La realtà dietro le menzogne
Diverse fonti passate hanno pareri discordanti. Molti incolpano Nerone, i più moderni storici invece non sono d’accordo. Secondo Svetonio, un cortigiano di corte, scrisse la sua storia dopo circa 50 anni dalla caduta di Nerone. Ha raccontato che l’ordine di incendiare Roma sia stato emesso dall’imperatore, che voleva assistere alla “la caduta di Troia”.
Tacito invece, esprime come Nerone abbia riformato molte leggi in favore del popolo per aiutare i ceti minori. Infatti, secondo le sue biografie l’imperatore era lontano da Roma, quando essa fu incendiata e una volta tornato diede aiuto ai più disagiati aprendo i cancelli privati dei giardini per dare rifugio e ristoro.
Lo storico, uno dei più grandi dell’impero Romano, appunto afferma che il sentire cantare Nerone “la caduta di Troia”, sia appunto solo questo solo una voce.
Da dove proviene quindi il mito dell’incendio di Roma a carico di Nerone
Troppe differenze di opinioni tra gli storici. Molti infatti credono che non sia stata opera sua. Si crede che l’accusa dell’incendio sia dovuta ad una voce sparsa dai nemici dell’imperatore. L’idea che Nerone di divertisse mentre la città ardeva, è un qualcosa di troppo inverosimile.
Questo evento venne utilizzato come una caricatura delle sue peggiori caratteristiche. All’indomani del disastro, l’imperatore usò il terreno sgombrato come luogo per il suo Domus Aurea. Un palazzo extra lussuoso che si estende su gran parte del colle Oppio.
Per tanto l’idea che fu egli a incendiare Roma potrebbe essere solo un monito per i suoi nemici per enfatizzare l’egoismo dell’imperatore e della sua follia. I riscontri contrastanti infatti, contro ogni aspettativa, fanno credere che l’Imperatore invece aiutò il suo popolo.