Durante il periodo natalizio in ogni casa di prepara l’abete, luogo principe della casa insieme al presepe.
L’allestimento dell’albero di Natale, che generalmente inizia dal giorno dell’Immacolata in poi, è una delle tradizioni più sentite dagli italiani che si riuniscono in casa con la famiglia per mettere le palline e l’immancabile puntale.
Secondo la tradizione l’abete di Natale ebbe un antenato nel giardino dell’Eden e che quando Eva raccolse il frutto proibito questo avvizzì. Le sue foglie diventarono aghi pungenti e non fiorì più fino alla nascita di Gesù Bambino.
Durante il periodo dell’antico Egitto, invece, si usava addobbare una piramide in occasioni delle celebrazioni in onore del Dio Sole. Tale tradizione arrivò poi ad altri popoli che la fecero loro, sostituendo la piramide a qualcosa che ci assomigliasse: un abete.
Sempre secondo la tradizione presa dagli egiziani, addobbare l’abete divenne il simbolo della luce e della vita, proprio come accadeva per il Dio Sole. L’albero come espressione di vita viene invece dalla tradizione pagana: essendo un albero sempreverde, l’abete richiama la vita che si rinnova anche d’inverno quando invece le altre piante muoiono.
Ci sono poi le storie nordiche. Una di questa narra di un ragazzo che andò in cerca di legna da ardere ma, dopo essersi perso nel bosco di notte, decise di ripararsi sotto l’unica pianta ancora verde: un abete. La mattina seguente l’albero era ricoperto di neve che, con la luce del sole, creava decorazioni scintillanti. Quando i compaesani del ragazzo lo ritrovarono, incantati da tanta meraviglia, decisero di riprodurre lo spettacolo nelle loro case.
C’è poi una leggenda tutta cristiana. Quando nacque Gesù tra tutti quelli che si recarono alla grotta c’era anche un artista di strada molto povero che, pur non avendo nulla da offrire, voleva fare un dono al nuovo nato. Così decise di offrire a Gesù il suo talento, esibendosi in uno spettacolo con le palle che fece ridere il piccolo. Per questo motivo si usa decorare un albero a punta, che ricorda il cappello del giocoliere povero e addobbarlo con le palle, le stesse che il ragazzo aveva usato per far ridere il bambino.