E’ levata di scudi da parte della direzione dell’Area Marina Protetta Punta Campanella in merito alla vicenda del natante incendiatosi ed affondato lo scorso 22 luglio a Li Galli. L’ente ha infatti inviato una diffida all’armatore del motoscafo, e due missive al Ministero della Transizione Ecologica e alla Regione.
Le indagini per chiarire le cause dell’incidente sono ancora in corso, così come continui sono i contatti con la Capitaneria di Porto. Il timore, emerso anche dal sopralluogo di ieri, è quello che si possa verificare, nei prossimi giorni, una fuoriuscita di gasolio dal serbatoio dell’imbarcazione. Al momento, tuttavia, la situazione sembra essere sotto controllo.
A rendere più complessa la situazione è il fatto che l’affondamento si sia verificato in piena zona B del parco marino, ovvero all’interno di un sito di interesse comunitario.
“Al momento non ci sono gravi fuoriuscite di gasolio, da quanto emerge da una ricognizione superficiale – hanno commentato il Presidente e il Direttore dell’Amp Punta Campanella, Lucio Cacace e Alberico Simioli, che hanno voluto verificare di persona la situazione – E ciò anche grazie al lavoro svolto egregiamente dalla Capitaneria di Porto che ha attivato con tempestività il pronto intervento del Consorzio Castalia che ha contenuto la dispersione di carburante in mare, ma bisogna fare presto, rimuovere il motoscafo il prima possibile, perché potrebbe esserci un serio rischio di rottura della parte rimanente dello scafo, con possibile fuoriuscita di gasolio dai serbatoi”.
Nel frattempo, però, all’indomani dell’incendio, l’Area Marina Protetta Punta Campanella aveva inviato una diffida all’armatore, con la quale si richiedeva un rapido intervento ed un piano di recupero efficace del relitto, che giace a 35 metri di profondità, nei pressi del Gallo Lungo. L’armatore avrebbe assicurato che i tempi di recupero saranno molto stretti: un piano apposito è già stato recapitato sia al Parco Marino che alla Capitaneria di Porto di Salerno con lo scopo di ottenere il nulla osta.
Resta, ora, la necessità di attivare, in via urgente, le procedure per l’affidamento di un incarico di consulenza ad un tecnico altamente specializzato a supporto delle valutazioni del piano di recupero presentato dall’armatore, e per pianificare la bonifica dell’area.
Le indagini sono ancora in corso, e il parco è in costante contatto con la Capitaneria di Porto di Salerno e di Castellammare di Stabia, con le quali ha subito stabilito una costante collaborazione sia in termini informativi, che di soluzioni più idonee per risolvere questo problema, ciascuno per le proprie competenze.
Un nodo ancora da sciogliere riguarda, sostanzialmente, le cause dell’incendio, e anche l’accertamento di eventuali violazioni compiute da parte del motoscafo durante la navigazione all’interno dell’area protetta.
Il problema della sovrabbondanza di imbarcazioni, in ogni caso, era stato già notato ed attenzionato dalla direzione del Parco Marino che, ad inizio estate, aveva lanciato una campagna social per il rispetto delle regole all’interno dell’Area Protetta.
Il direttore Alberico Simioli, qualche settimana fa, aveva lanciato, non a caso, un appello e un allarme, con il quale evidenziava la necessità di un contingentamento delle imbarcazioni e di maggiori controlli da effettuare nei confronti di quelle che circolano all’interno dell’area.
In particolare, l’AMP Punta Campanella ha richiesto che la Capitaneria di Porto di Massa Lubrense venga dotata di almeno un mezzo nautico che possa vigilare sulle norme del Parco e sulla sicurezza in mare.
“L’alta pericolosità della presenza di un elevato numero di imbarcazioni impone una attenta riflessione sul tema – si legge, inoltre, all’interno della lettera che il Direttore dell’Amp Punta Campanella ha inviato al Ministero e alla Regione – Per la prossima stagione estiva, questa direzione è impegnata nella predisposizione di un piano, da porre all’attenzione del CdA dell’Ente, per la regolamentazione del diporto nautico, da realizzare secondo il principio “precauzionale” e basato su: contingentamento del numero di barche, facile riconoscimento delle imbarcazioni autorizzate, attivazione di un’assicurazione sull’intera area a copertura dei danni ambientali che necessariamente dovrà essere a carico delle imprese nautiche operanti nell’area e che determinano un alto rischio per l’intera AMP (3 affondamenti si sono verificati in 45 giorni), intesa con le forze dell’ordine per un costante controllo“.
