Oltre 2mila e 500 microplastiche in un lembo di terra di appena 2,5 metri quadrati. È il responso comunicato questa mattina dall’Area Marina Protetta di Punta Campanella. A lavoro i giovani del Progetto Sentinelle del mare. I campioni sono stati inviati all’Università Federico II per ulteriori analisi.
È da ormai molti anni una delle problematiche maggiormente denunciate da ambientalisti e scienziati. Parliamo nelle microplastiche, minuscoli pezzi di materiale plastico, solitamente inferiori ai 5 millimetri. In base alla loro origine, possono essere suddivise in due categorie principali: microplastiche primarie, rilasciate direttamente nell’ambiente sotto forma di piccole particelle; microplastiche secondarie, prodotte invece dalla degradazione degli oggetti di plastica più grandi.

Queste ultime rappresentano quasi l’80 percento dei materiali artificiali ritrovati nel nostro oceano. Gli effetti per l’uomo sono devastanti. Le microplastiche presenti nei nostri oceani possono, infatti, essere inghiottite dagli animali marini. Attraverso la catena alimentare, la plastica ingerita dai pesci può così arrivare direttamente sulle nostre tavole. Negli anni scorsi sono state trovate negli alimenti e nelle bevande.
Gli effetti sulla salute sono ancora ignoti, ma spesso la plastica contiene degli additivi, come agenti stabilizzatori o ignifughi e altre possibili sostanze chimiche tossiche che possono essere dannose per gli animali o gli umani che li ingeriscono.

Il tema è quindi più che mai attuale. In questa direzione va l’azione promossa dall’Amp Punta Campanella che, attraverso il progetto Sentinelle del Mare – realizzato dall’associazione Fondalicampania Aps, insieme ai ragazzi del Project MARE -, ha setacciato alcuni tratti di spiaggia a Puolo, alla ricerca di microplastiche.
Su un lembo di terra di appena 2,5 metri quadrati sono state rinvenute 2mila e 500 particelle. Tra gli altri, filamenti, polistirolo, pellet e altre tipologie di materiali.
