I vietresi d’un tempo erano soliti fare il primo tuffo a mare il giorno dopo San Giovanni Battista. Si narra infatti, che proprio in occasione della notte che segnava l’inizio della ricorrenza del Santo patrono, nella cittadina costiera l’acqua della marina si scaldasse con “o’ trave e’ fuoco a mare”, in un simbolico avvio della stagione estiva. Non potevano mancare, in tavola, contestualmente, alcuni piatti della tradizione.
Insieme al primo bagno alla marina, per la festa del 24 giugno, i vietresi, infatti, preparavano “a’ mèvesa ‘mbuttunata”e o’spumone, due portate iconiche del territorio.
La succosa ricetta della mèvesa è nata come è noto, a Salerno, nel vecchio quartiere ebraico, dove attualmente si trova il vicolo Giudaica e, dunque, non lontano dalla cittadina costiera.
Non è da escludere che anche i vietresi, che frequentavano la vicina Salerno per ragioni commerciali, avessero intrattenuto rapporti con gli ebrei i quali, non potendo ricevere danaro per il lavoro di macellazione, per motivi religiosi, usavano trattenere i pezzi meno pregiati della carne, tra cui la milza.
Proprio da quest’intreccio di culture e tradizioni nacque a’ mèvesa ‘mbuttunata”, cotta nell’aceto di vino rosso ed imbottita con pochi ingredienti, aglio, prezzemolo e peperoncino. Proprio sulla base dell’importantissimo valore identitaria di questa tradizione, il neoconsigliere comunale ed imprenditore turistico di Vietri sul Mare Vittorio Mendozzi ha evidenziato come sia necessario dare nuova linfa a un piatto iconico della città della ceramica, in una sinergia tra l’amministrazione comunale ed i tanti ristoratori del territorio.
“Non manchi in ogni menù, per i giorni di festa del nostro patrono, a’ Mèvesa ‘mbuttunata” e il dolce antico, o’Spumone, un gelato delizia del palato. Un’antica tradizione vuole che il primo spumone fosse pronto il 24 maggio, giorno dell’alzata del panno di San Giovanni, a un mese dai festeggiamenti per il Santo Patrono – ha commentato Mendozzi – Si ricorda che una volta i gelati non esistevano tutto l’anno, ma solo d’estate, per cui lo spumone dava il segno di inizio della bella stagione. E poi veniva consumato a San Giovanni, in famiglia, con parenti ed ospiti. La tradizione vuole che fosse il Bar Centrale, quello di zi’ Pietro, a fare lo spumone, con tanti gusti a crema, ben amalgamati, con pan di spagna imbevuto e con una ciliegina. Insomma una delizia da consumarsi a tranci di un quarto e un po’ alla volta, aiutati dall’apposita palettina che raccoglieva gelato senza ferire il gelato. Una lunga tradizione venuta a mancare con la scomparsa dell’ultimo Pietro Cretella”.
“Sarà compito dell’Amministrazione Comunale promuovere i locali che propongono i piatti della tradizione, anche con il contributo di giornalisti enogastronomici che valorizzeranno l’iniziativa”, ha proseguito Mendozzi.
E, per l’occasione, sia ‘a meveza ‘mbuttunata che lo spumone saranno degustabili al Ristorante della Torre Crestarella, dove, domani sera, a partire dalle 18,30, si terrà anche uno show cooking. A cura dell’amministrazione comunale, dell’associazione dei ristoratori e della Pro Loco sarà realizzato un servizio video che sarà diffuso sulle emittenti televisive locali, ma anche sulle radio e sui giornali online del territorio.