Le tariffe del servizio mensa universitario s’impennano e monta, di conseguenza, la protesta delle associazioni studentesche.
Come si legge sul quotidiano La Città in un articolo a firma di Francesco Ienco, infatti, il 2024 porta con sé una novità non particolarmente gradita tra gli studenti universitari della Campania, in virtù delle ultime determinazioni dell’Adisurc (Azienda per il diritto allo studio) in merito ai costi della ristorazione, proprio in coda all’anno appena trascorso. Risale infatti al 29 dicembre la comunicazione, fornita tramite il sito istituzionale dell’azienda, riguardante il nuovo tariffario.
Un aggiornamento, quest’ultimo, che ha comportato aumenti per tutte e tre le fasce prese in considerazione. Ogni pasto costerà agli studenti una media di 50 centesimi in più per le prime due fasce di reddito, che diventano 1,30 euro per la terza, sia per quanto riguarda il pasto tradizionale che per quello definito “alternativo”.
Gli aumenti
Nel dettaglio, la prima categoria di iscritti passa da 2 euro a 2,50 per un pasto tradizionale, da 1,50 a due euro per quello alternativo. Gli iscritti della seconda categoria, anziché 3 euro o 2,50, dovranno sborsare 3,50 euro per un pasto normale e 3 per quello alternativo. Infine l’ultima fascia dove il costo aumenta da 3 euro a 4,30. È sufficiente un rapido calcolo per stabilire che il costo settimanale per un pasto salirà ogni settimana di 2,50 per gli studenti di prima e seconda categoria mentre quelli di terza pagheranno addirittura 6 euro in più. Cifre, queste ultime, che con una proiezione su base annuale raggiungono le centinaia di euro.
La notizia non è passata inosservata agli studenti dell’associazione Azione Universitaria, che nel criticare le scelte gestionali relative all’organizzazione di mense, residenze e spazi comuni, hanno chiesto un incontro sul tema ai vertici di Adisurc.
Sul punto è intervenuto anche l’ex Rettore dell’ateneo salernitano, oggi consigliere regionale della Lega Aurelio Tommasetti, che, evidenziando l’aggravio economico per le tasche dei ragazzi che frequentano Unisa e delle loro famiglie, ha parlato di “un duro colpo al diritto allo studio universitario nella nostra regione”.
