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Marisa Cuomo, “magistra” della civiltà amalfitana si racconta, stasera l’investitura

E’ la seconda donna “magistra di Civiltà Amalfitana“.

Marisa Cuomo ha ottenuto il riconoscimento che la città di Amalfi ogni anno conferisce, in occasione del Capodanno Bizantino, ai cittadini più illustri della zona, che si sono distinti per meriti di ogni tipo: sociali, etici, professionali, e, perché no, anche imprenditoriali, come nel caso della viticoltrice ed enologa di Furore.

La consegna ufficiale dell’onorificenza è prevista, da programma, nel tardo pomeriggio di oggi, nello slargo antistante la chiesa di San Salvatore de’ Birecto ad Atrani, che, oltre ad Amalfi, è direttamente coinvolta nello svolgimento dell’evento.

Una storia di successo quella di Marisa Cuomo, che la nuova “magistra” amalfitana ha voluto raccontare ieri, in una lunga ed appassionata intervista pubblica concessa al giornalista Mario Amodio.

La fondazione dell’azienda risale al 1982: fu il marito Andrea Ferraioli a voler regalare alla moglie un appezzamento di terreno di poco più di tre ettari nel quale subito si cimentò, con grande impegno, a sviluppare una produzione autonoma.

Eravamo io e mio marito Andrea, che nei primi anni raccoglievamo personalmente l’uva, la lavoravamo e la conservavamo. E così procedemmo per diversi anni“.

La svolta ci fu con l’ottenimento della Doc, grazie al compianto sindaco di Furore Raffaele Ferraioli. Una svolta, quest’ultima, che cambiò a tutti gli effetti le sorti dell’azienda, che da piccolissima produttrice iniziò ad affacciarsi sul mercato nazionale ed internazionale, con ottimi risultati in termini di vendite ed apprezzamento da parte degli esperti.

Da una piccola azienda, la Marisa Cuomo è diventata una realtà imprenditoriale davvero notevole per la Costa d’Amalfi: “Abbiamo sessanta contadini nelle vigne – ha aggiunto la Cuomo – E trenta persone, tra i venti ed i cinquant’anni, che lavorano in azienda“.

Tutto questo, però, presupponeva un impegno diverso in termini di tecnica vinicola: emblematico, in tal senso, fu l’arrivo in azienda del professor Luigi Moio.

Fu la svolta per la nostra cantina – ha proseguito la Cuomo – Iniziammo ad usare la barrique, abbiamo cominciato a fare sperimentazioni sui vitigni, cercando di comprendere effettivamente cosa avrebbero potuto dare: questo è stato il nostro grande successo“.

Poi, successivamente, la cantina divenne sempre più “estesa” grazie agli accordi con quelli che la Cuomo ha definito “contadini spericolati”, che hanno scelto di vendere le proprie uve alla ditta furorese per consentirne la vinificazione, con la realizzazione di tre tipologie di prodotto: il Furore, il Ravello ed il Costa d’Amalfi, e che vede nel Fiorduva il vino di punta.

Il mio lavoro si svolge in cantina – ha continuato la Cuomo, visibilmente emozionata – Non sono abituata a raccontare la mia storia in pubblico. In vigna so fare quasi tutto ed in cantina so fare tutto“.

Spero di poter migliorare sempre – ha concluso emozionata la Cuomo nell’esprimere i suoi propositi per il prossimo futuro – eppure di poter rimanere sempre con i piedi a terra“.

Andrea Bignardi

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