Territorio

Marina d’Albori: gustoso relax in un angolo nascosto della Divina

In origine era un’antica cartiera dei monaci benedettini di Cava de’Tirreni, come testimoniano i resti ancora presenti in una grotta a cui si accede dal retro della spiaggia. Erano epoche in cui Marina d’Albori non era ancora vocata alla balneazione, che arrivò soltanto almeno cinque secoli dopo, negli anni ’50 del secolo scorso, quando sulle ceneri della “cartera” nacque uno stabilimento balneare che ancora oggi è attivo e di nicchia, siccome si accede soltanto via mare oppure attraverso un’ incantevole scalinata.

Duecento scalini immersi nella macchia mediterranea, sospesi tra cielo e mare, all’ombra di una torre che oggi è divenuta un’esclusiva struttura ricettiva, che si aprono, poi, sulla foce del torrente che alimentava il corso d’acqua.

A’Cartera prova a cambiare volto e ad aprirsi anche alla cucina di qualità, su impulso del giovane salernitano Nicola Violante, cresciuto in quest’angolo nascosto della Divina, fuori dai circuiti più in e gettonati ma ricco di autenticità, sin da quando era piccolissimo. Ha scelto di canalizzare i suoi studi economici valorizzando una proprietà della sua famiglia, ovvero il rudere divenuto, poi, il cuore pulsante della Marina, rilevandolo e provando a fare un salto di qualità, dando vita a un ristorante, il Marinadalbori, in cui valorizzare produzioni a chilometro zero in un luogo tanto incantevole quanto distante rispetto ad angoli della Costiera Amalfitana più conosciuti, ma probabilmente, meno “di nicchia” rispetto a quanto non lo sia quest’insenatura a tre minuti di gommone dal Porto di Salerno.

Insieme a lui, a rendere possibile quest’esperienza piena di entusiasmo, c’è un suo amico storico, Enzo Mirra, nipote del celebre “Enzuccio” del noto stabilimento balneare adiacente alla Cartera. Due “figli” di Marina d’Albori, cresciuti insieme tra un tuffo e l’altro nelle calette della riviera vietrese, hanno scelto di portare avanti insieme un progetto dal grande potenziale.

Si mangia con il mare di fronte e lo scroscio dell’acqua del piccolo ma impetuoso e sempre ricco d’acqua di fianco: la vocazione è quella di riprendere la storicità del luogo facendo nascere una trattoria marinara semplice, senza troppi fronzoli, ma che, al tempo stesso, non dimentichi quanto sia necessario, specie in un contesto come quello di questa spiaggia, dal grandissimo potenziale in parte ancora inespresso, portare avanti un discorso di qualità puntando sul pescato del giorno.

Che è protagonista di un menù che cambia sulla base della disponibilità giornaliera ma che mantiene in carta alcuni piatti signature: su tutti ci sono i primi piatti a esprimere l’anima della cucina del giovane ed entusiasta Alfonso Vinciguerra.

Da non perdere le cortecce con le cozze e la crema di tarallo napoletano, ma, probabilmente, il piatto che più incarna le tipicità del luogo e la vocazione a km 0 del locale è lo spaghetto con alici di Cetara e limone, coltivato nei terrazzamenti posti poco più in alto rispetto alla spiaggia.

Un aroma inconfondibile, quello dello sfusato amalfitano che proprio qui, tra le prime curve della Costiera Amalfitana, inizia a trovare dimora, che ben si esprime anche nelle pizze di Francesco Navarra, realizzate con un impasto digeribile ed a lunga lievitazione. Le classiche sono quelle più gettonate, soprattutto dai turisti stranieri che soggiornano nella piccola e graziosa baia, ma a trovare spazio ci sono anche creazioni frutto del suo guizzo creativo, come la Marina d’Albori, con provolone del Monaco, parmigiano reggiano, Pancetta artigianale, fior di latte, pepe nero affumicato, zeste di limone dei giardini d’Albori, oppure la “Mulignan on Fire”, con pesto di melanzane e pomodoro, provola di bufala affumicata, parmigiano reggiano e nduja. Nella piccola cantina trovano spazio vini del territorio, dalla Tenuta San Francesco di Tramonti ad Ettore Sammarco di Ravello: un buon tiramisù al limone può solo accompagnare e addolcire il rientro più che il conto, nella media, o leggermente sotto i canoni della zona.

Andrea Bignardi

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