Sono acque che sanno essere portatrici di ricchezza e benessere ma anche di morte e tragicità quelle della Costa d’Amalfi: la tragedia del 14 Agosto scorso è soltanto l’ultima, in ordine di tempo, tra quelle verificatesi.
Appena undici giorni prima, infatti, era stata Adrienne Vaughan a perdere la vita nello specchio d’acqua antistante il Fiordo di Furore, anche in questo caso durante una gita in barca, seppur in condizioni ben differenti da quelle del 29enne salernitano.
L’editrice americana, 44 anni, era in viaggio in Italia insieme al marito ed ai suoi due figli, entrambi minorenni: alloggiavano a Positano, ed avevano scelto di trascorrere una giornata in mare, tra le meraviglie della Costiera Amalfitana, a bordo di un’imbarcazione a noleggio dotata di skipper per farsi guidare tra le calette della Divina.
Nel tardo pomeriggio, poco dopo le 18, l’impatto con il veliero Tortuga, a bordo del quale si stava svolgendo un evento privato: dopo il violento schianto le difficili operazioni di soccorso, la corsa al Molo Darsena di Amalfi dove ad attendere la donna, in grave pericolo di vita, vi erano un ambulanza del 118 giunta dal presidio ospedaliero di Castiglione di Ravello e l’elisoccorso giunto da Salerno: spirò poco dopo le 19 tra la tristezza e l’incredulità dei presenti. Il marito non riportò gravi lesioni ed i figli rimasero illesi, e furono affidati in un primo momento all’assistenza ed alle cure del consolato americano a Napoli, in attesa del nonno giunto tempestivamente dagli Stati Uniti.
Lo skipper, originario di Massa Lubrense, il giorno successivo alla tragedia risultò positivo ai test alcolemici e tossicologici. I dettagli della vicenda.
Tragiche analogie e coincidenze tra il dramma dell’editrice americana e quello di Manuel, ma anche tante differenze, a cominciare dal tragico destino che ha accomunato le due scomparse: entrambe si verificarono in mare, entrambe nel cuore di una stagione in cui mai come in passato il mare della Divina è stato frequentato da turisti e visitatori giunti non solo da oltreoceano ma anche da realtà limitrofe del territorio regionale, complice anche il boom della diportistica, scoppiato negli anni della pandemia e mai arrestatosi, con tutti i limiti e le circostanze di potenziale pericolosità che esso comporta.
Ma c’è un altro aspetto della tragedia di Manuel Cientanni, probabilmente quello maggiormente rilevante, che la accomuna, invece, ad altri due drammi verificatisi in un passato meno prossimo: quello della lunga dispersione del corpo, delle ricerche estenuanti e a lungo infruttuose.
Proprio come accadde, ad esempio, il 9 Settembre 2010, in seguito alla tragica alluvione di Atrani in cui una ragazza del luogo, Francesca Mansi, perse la vita in seguito all’esondazione del torrente Dragone, trascinata dalle sue acque. Il suo corpo fu ritrovato a largo delle coste siciliane soltanto il 3 Ottobre, a largo delle Eolie, tra Lipari e Panarea, a differenza di quanto accaduto al corpo di Manuel.
Mai più ritrovato, invece, il corpo del 24enne di San Valentino Torio che nel novembre del 2021 mise fine alla sua vita lanciandosi dal ponte sul Fiordo di Furore: il suo destino è purtroppo certo ma il ritrovamento della sua salma resta ancora avvolto nel mistero. Le ricerche dei suoi resti proseguirono per alcuni giorni in seguito al ritrovamento dei suoi effetti personali: in assenza di riscontri, proprio come quelle di Manuel, furono sospese. Qui per approfondire.
Fu subito recuperato, ma giunse al pronto soccorso di Castiglione di Ravello già esanime, il corpo di una 32enne che, a largo di Capo d’Orso, la sera di Ferragosto del 2011, rimase anch’ella vittima di un incidente in mare, un scontro tra un motoscafo ed un gommone. Anche in quel caso il conducente dell’imbarcazione che impattò contro quella su cui si trovava la donna risultò positivo all’alcoltest.
