Maiori. L’assoluzione è definitiva ed irrevocabile. Effetti della sentenza della Corte di Cassazione che ha confermato i verdetti di primo e di secondo grado con i quali veniva statuita l’innocenza del dottor Maurizio Coppola, accusato di circonvenzione d’incapace e di appropriazione indebita ai danni della sua anziana zia Maria Riccio. Innocenti, dunque, anche il notaio Emilia D’Antonio ed i suoi due collaboratori.
Si chiude così il processo al noto professionista di Maiori, che sin dal primo momento aveva contestato gli addebiti. La vicenda giudiziaria era iniziata nel 2017, quando gli uomini della Guardia di Finanza di Salerno sequestrarono due immobili, uno in corso Reginna, l’altro nella parte alta di Maiori, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo disposto dal gip del Tribunale di Salerno.
Secondo l’accusa il medico si sarebbe impossessato dei due immobili, con la compiacenza del notaio, approfittando dello stato di infermità psichica della Riccio, che nel suo testamento aveva destinato gli immobili al dottore. Un’accusa molto dura, quest’ultima, dalla quale il noto professionista della Costiera Amalfitana e tutte le altre persone coinvolte si sono sempre difesi.
L’anziana donna, dichiarata invalida dall’Inps per via di varie patologie gravi di cui soffriva da anni, viveva da sola nel centro costiero e non aveva figli che potessero prendersi cura di lei. Coppola e D’Antonio difesi, rispettivamente, dagli avvocati Lucio Basco e Vincenzo Toscano, erano già stati dichiarati innocenti dal gip e dalla Corte d’Appello di Salerno, che avevano ritenuto infondate le contestazioni mosse nei confronti dei due stimati professionisti.
Ai primi due gradi di giudizio, però, è seguito il ricorso per Cassazione. La Suprema Corte ha definitivamente chiuso la vicenda assolvendo definitivamente gli imputati da qualsiasi accusa. Si chiude, così, una storia che si è portata dietro non pochi strascichi, in particolare pr chi, consapevole della propria innocenza, ha dovuto subire attacchi ingiustificati pr fatti e potenziali reati mai connessi. Come spesso accade nei piccoli comuni, le dicerie prendono piede, e finiscono per dare vita ad una gogna pubblica senza attendere che la giustizia faccia il suo corso e stabilisca la verità.