Apre gratuitamente nel week-end fino al 10 settembre l’Abbazia di Santa Maria de Olearia a Maiori. L’iniziativa proposta dall’associazione il Tempio di Apollo con il patrocinio del comune costiero. I dettagli e le fasce orarie interessate.

Nessun’altra località della costa può vantare la diversità e la proliferazione delle esperienze monastiche presenti sul territorio maiorese. Ed è proprio qui che dimora l’abbazia di Santa Maria de Olearia. Qui fra’ Gerardo Sasso di Scala trasse i proseliti per creare l’ordine dei monaci ospedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme.

Un indirizzo religioso riconosciuto oltre confine. Sarà fruibile gratuitamente e senza prenotazione, ogni sabato dalle ore 15.30 alle 18.30 e Domenica dalle 10.00 alle 13.00 fino al 10 Settembre 2023. L’iniziativa ha preso il via lo scorso fine settimana.

STORIA – Nel Medioevo Maiori era una delle maggiori e più importanti sedi ecclesiastiche del ducato, soprattutto grazie alle numerose presenze sul suo territorio di cenobi monastici. Qui operavano e coesistevano le due maggiori concezioni monastiche del mondo cristiano: quella occidentale e quella orientale. Benedettini, basiliani, cluniacensi, cistercensi, florensi camaldolesi popolavano con i loro cenobi il territorio di Maiori ed in particolare le scoscese pendici del monte Falerzio.

maiori

La forma originaria del monachesimo in Costiera pare sia stato il romitaggio, infatti parecchie abbadie di Maiori e della costa erano in principio dei semplici eremi. Le prime presenze di eremiti sul Falerzio risalgono al X secolo. Nel 902, Elia il Giovane – prima grande figura del monachesimo italo – greco – scelse questi luoghi per dimora e precisamente sul colle che porta il suo nome. In questi posti cercarono e trovarono isolamento e contemplazione vari personaggi, tra cui S. Alferio, fondatore della Badia della SS. Trinità di Cava.

Il complesso abbaziale di S. Maria de Olearia, composto di tre piccole chiese sovrapposte e variamente affrescate, sorse come eremo tra il 973 e il 987 ad opera dell’anacoreta Pietro e del nipote Giovanni. L’ultimo abate morì nel 1509 dopodiché fu abbandonata. Nella parte monumentale superstite si notano affreschi murali che vengono attribuiti a Leone Amalfitano, monaco benedettino vissuto nel sec. XI che aprì l’illustre schiera di grandi artisti italiani che furono ad un tempo pittori, architetti, scultori e intagliatori.

Nelle catacombe sono state rinvenute altre pitture risalenti al VII e VIII secolo molto pregevoli e di grande interesse storico-artistico. Da questo antro, in cui maturavano purissimi sentimenti di fede autentica, fra’ Gerardo Sasso di Scala trasse i proseliti per creare l’ordine dei monaci ospedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme.